Welfare Aziendale e sostegno dei familiari non autosufficienti

Il lavoro domestico entra nella contrattazione aziendale, a cura di Nadia Bertin

Noi anziani e anziane in pensione conosciamo l’importanza dei lavori di cura e il sostegno che in molti diamo ai nostri figli e alle nostre figlie quando ci affidano i nipoti, quando li andiamo a prendere a scuola o ad accompagnare alle attività sportive oppure quando li accudiamo durante le vacanze da scuola. Lo facciamo con piacere ma quando questo non è possibile diventa un costo, spesso anche gravoso, per le famiglie.  Sappiamo anche quanto gravano poi sul bilancio famigliare le spese domestiche e di cura quando noi anziani ci ammaliamo e abbiamo bisogno di assistenza per le pulizie in casa o per le badanti.

L’attuale sistema italiano di welfare costringe ormai a considerare alcuni servizi essenziali, come la cura degli anziani e dei bambini o la cura della casa a carico esclusivamente delle famiglie. La conciliazione vita-lavoro, dunque, è sempre più garantita in particolar modo per noi anziani e per le famiglie dall’impiego dei lavoratori domestici (colf, badanti, baby sitter).

Può venire in aiuto il sistema di welfare aziendale che si è così tanto affermato negli ultimi anni? Quali potrebbero essere le utilità per i  datori di lavoro e per i lavoratori e per le aziende nell’erogare voucher o sostegni con i piani di welfare aziendale per le cure domestiche e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro là dove esistono bisogni di babysitter, badanti, sostegni per non autosufficienti?

Molte famiglie con lavoratori e lavoratrici spesso non conoscono la situazione e le opportunità nel ricorrere al welfare aziendale per ridurre spese e incombenze per la cura dei figli e dei parenti anziani o non autosufficienti.

L’Associazione DOMINA che raccoglie le famiglie datori di lavoro domestico, nel suo ultimo osservatorio  (dossier n. 15 “Il lavoro domestico nel welfare aziendale: accesso e benefici per i datori di lavoro domestico”) ci fornisce molti dati e suggerimenti al riguardo.

Il welfare aziendale nel 2021 ha raggiunto l’inserimento del 57,2% negli accordi aziendali (era al 17% nel 2016 – dati Ministero del lavoro -). E questo anche grazie all’art.112 delle Legge Covid n.104/2020 che ha raddoppiato il limite della quota dell’welfare Aziendale in ogni unità produttiva.

Tutti gli osservatori concordano nel ritenere il welfare aziendale una misura vantaggiosa per le aziende, per i lavoratori e per gli operatori del settore.  A partire dal 2016, le spese sostenute dall’azienda e incluse in accordi aziendali o tra le parti, sono totalmente deducibili per il datore di lavoro ai sensi dell’art. 95 del T.U.I.R.  Per i lavoratori e le lavoratrici  vi sono vantaggi fiscali poiché il premio in denaro se sostituito dalla fornitura di voucher o dal pagamento di beni e servizi erogati non è più oggetto di imposta.

Il fenomeno, tuttavia, rimane limitato soprattutto alle grandi aziende. L’indagine Welfare Index PMI 2019, evidenzia come tra le grandi aziende ben il 71% ricorrono in quota molto superiore alle altre aziende e il 57,6% delle associate a Confindustria mette a disposizione almeno un servizio di conciliazione tempi vita lavoro. 

Per le Piccole e Medie Imprese è certamente più difficile garantire servizi di “flexible benefit” ai dipendenti nella stessa misura delle grandi aziende, tuttavia le opportunità di secondo welfare per la famiglia ed i parenti anche anziani non mancano. 

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