Vivere la terza età a Milano o nei piccoli comuni: le differenze

Nella ricerca “Più fragili dopo la tempesta?” gli anziani che vivono in città si sentono meno isolati. Il problema, per tutti, è conoscere i servizi e il welfare

Vivere la terza età a Milano o nei piccoli comuni della Lombardia può fare la differenza. È questo uno dei dati emersi dalla ricerca “Più fragili dopo la tempesta?” a cura di Ars e dei sindacati dei pensionati. Gli anziani che vivono nel capoluogo sono il 23 per cento della popolazione. Tendenzialmente, vivono più soli e ricevono meno aiuti dai familiari e spesso vivono in aree periferiche rispetto al centro cittadino. Eppure, la loro condizione sembra un poco più favorevole rispetto alla provincia. In maggioranza vivono in appartamenti, mentre nei piccoli comuni sono di più gli anziani che hanno case indipendenti. Sempre in maggioranza sono i milanesi che hanno Internet a casa.
Al netto delle difficoltà, comunque presenti, un ultrasessantacinquenne che vive in città si sente meno isolato: la vicinanza dei servizi e dei mezzi di trasporto, la presenza, in molti condomini, della portineria, contribuiscono ad attutire i disagi della solitudine. La ricerca sembra confermare una distanza già conosciuta tra le esigenze e i bisogni degli abitanti del capoluogo e degli altri comuni lombardi.

Vivere la terza età dopo la pandemia: dov’è il welfare?

Al di fuori o dentro la città, molti problemi restano e la ricerca evidenzia che, dopo la pandemia, si sono acuiti. Un dato nuovo: al crescere delle difficoltà degli anziani, le famiglie di riferimento non sono più in grado di potenziare il loro supporto. Per buona metà del campione, i familiari dell’anziano non sono riusciti a dare risposta ai nuovi bisogni emersi. Un anziano su sette ha visto aumentare il proprio bisogno di compagnia e l’incapacità di accedere al territorio. Uno su otto ha bisogni aumentati anche in casa. Il 39 per cento dei casi chiede aiuto agli amici, non avendo altre risorse vicine.

Il welfare e i servizi istituzionali figurano come i grandi “assenti”: in pochi conoscono, per esempio, opportunità come i servizi domiciliari, il welfare digitale, il trasporto. È lo specchio di un’offerta lacunosa sul territorio che si trasforma, come in un circolo vizioso, in una domanda ridotta: più del 40 per cento degli anziani si dice “non interessato” ai servizi.