Nel documento presentato il 29 gennaio, si parla di una “sanità al bivio” che deve fare governance sulle strutture private
Il ventesimo rapporto Crea Sanità, dal titolo “Manutenzione o trasformazione: l’intervento pubblico in sanità al bivio” è stato presentato il 29 gennaio nella sede del Cnel a Roma. Il Centro per la ricerca economica applicata in sanità ha diffuso l’aggiornamento della sua periodica relazione che mette in fila i numeri del quadro economico e demografico italiano, i dati sulle prestazioni sanitarie e sulle voci di spesa per la salute, il confronto con i paesi europei.
Per quanto riguarda il finanziamento del sistema sanitario nazionale, il periodo tra il 2019 e il 2021 ha visto un incremento reale del +1,6%; tra il 2020 e il 2022 l’aumento è arrivato al +3,4%, ma nel 2022-2023 il saldo è negativo (-4,9%). L’effetto pandemia sembra essersi esaurito ma il problema, suggerisce il rapporto, sta nella sostenibilità complessiva dei servizi pubblici per la salute: solo per far fronte alle carenze di personale, servirebbero almeno 30 miliardi di euro, mentre gli italiani si trovano a spendere 41,4 miliardi di euro l’anno per la sanità privata. Il rapporto, tra l’altro, osserva che anche un aumento dell’11,3 per cento della spesa in sanità pubblica è lontano “dalle possibilità di finanziamento reali”.
Nel ventesimo rapporto Crea Sanità i dubbi sul futuro
Nel confronto con l’Europa, secondo il rapporto “l’Italia è il più ricco dei paesi più poveri per quanto riguarda la salute”. Nel 2023, si legge nello studio, la quota di copertura pubblica della spesa sanitaria è, in media, al 78,7% nei Paesi membri dell’Unione Europea (EU) entrati prima del 1995 e al 75,2% in quelli entrati dopo il 1995; l’Italia si attesta al 74,0%, con un gap di -4,7 punti percentuali rispetto ai primi e di 1,3 p.p. con i secondi.
Un altro aspetto rilevato è quello dell’equità: il finanziamento del sistema è concentrato su meno del 20% della popolazione e il restante 80% versa meno del valore dei servizi sanitari che (in media) riceve dallo Stato.
Di fronte a questa situazione, Crea Sanità dichiara che serve un ripensamento del sistema, anche con soluzioni politicamente scomode:
Per raggiungere questo obiettivo, l’intervento pubblico deve allargare i suoi confini, rinunciando ad arroccarsi sull’idea di una posizione egemonica del servizio pubblico, occupandosi della governance di tutto il sistema sanitario, compresa la (rilevante) quota di servizi sanitari oggi classificati come sanità privata.
Per approfondire:
https://www.creasanita.it/attivita-scientifiche/rapporto-sanita/