Vaccini: Tra ritardi e disagi, la Lombardia va a rilento

Nonostante i tre cambi al vertice della sanità lombarda regione Lombardia ammette il nuovo “patatrac” vaccinazione antiCovid agli over80 e ha presentato un nuovo piano vaccinale, il terzo in un mese.

Abbiamo chiesto più fatti e meno proclami, e ci dispiace essere stati profeti in patria. Nonostante i cambi al vertice della sanità lombarda dobbiamo purtroppo registrare un altro fiasco della campagna vaccinale over80. Il consulente Guido Bertolaso, scelto appositamente dal nuovo assessore Letiizia Moratti, come quello che avrebbe dovuto risollevare le sorti della sanità lombarda, che si è presentato, incautamente, promettendo più di 500mila vaccinazione alla settimana, ha dovuto ammettere l’ennesimo “incidente di percorso”.

In ricordo dell’eccellenza lombarda il nuovo assessore Letizia Moratti cerca di correre subito ai ripari. E proprio ieri, dopo la disastrosa gestione della piattaforma per gli appuntamenti over80, con molti di questi “baldi giovani” costretti a fare anche 40 km per raggiungere il punto vaccinale “più vicino” assegnato, ha presentato un nuovo piano vaccinale, il terzo nel giro di un mese.

Da un lato è apprezzabile l’ammissione di fallimento da parte dei nuovi arrivati ma dall’altro vogliamo sottolineare che questo è solo l’ultimo dei flop di regione Lombardia. Dopo  gli acquisti dei vaccini antinfluenzali che non sono arrivati in tempo e, che quando sono arrivati, sono costati 5 volte più dell’anno precedente, dopo il regalo dei camici di “famiglia” del Presidente Fontana, dopo le gaffe dell’ex assessore Gallera, dopo la mancata zona rossa della bergamasca, dopo tre cambi dirgenziali in sanità, e la gestione degli appuntamenti per la vaccinazione over80 si deve prendere atto che forse dentro palazzo Lombardia qualcosa non quadra, non funziona da tempo.

E visto i costi a bilancio di quel palazzo riteniamo che i cittadini lombardi, costretti già a subire le conseguenze sociali, sanitarie e economiche della pandemia, hanno validi motivi per essere avviliti e arrabbiati, se chi è pagato per risolvere i problemi poi non li risolve!

In Lombardia la situazione è molto più seria di quanto sembra. I dati sulla pandemia parlano chiaro e non vanno bene, come del resto anche in altrte regioni. Si sta andando verso un nuovo blocco totale da zona rossa. E’ in questo contesto che Bertolaso e Moratti hanno presentato il nuovo piano che apre la vaccinazione di massa entro fine marzo per 6 milioni di lombardi. Prevede 140 mila dosi al giorno nei 55 hub pubblici, cui si aggiungono le 30 mila giornaliere dei privati. Un piano molto ridimensionato rispetto agli annunci precedenti ma secondo noi ancora incompleto in alcuni punti: non dice dove si troverà il personale (servono circa 4 mila tra medici e infermieri e 2.500 amministrativi) e come sarà pagato, né definisce un preciso cronoprogramma con date da comunicare ai cittadini. E non è chiaro neanche quando sarà il turno dei più fragili e disabili (circa 1 milione).

Visto i precedenti siamo tra gli scettici anche se auspichiamo, di cuore, che che la nuova e ridimensionata campagna vaccinale questa volta funzioni. Del resto i numeri fino a oggi sono li da vedere: dal 18 febbraio al 1 marzo gli over 80 vaccinati sono stati 72.282, a fronte di una platea di 720.000. Mentre la fase 1, che avrebbe dovuto già coprire tutti i 319.952 sanitari e ospiti delle Rsa, non è ancora finita (per ora hanno ricevuto due dosi 243.027 persone, il 76%).

Un amara consolazione: il “fai da te” in Lombardia è fallito, e forse non solo in questa regione. Serve trovare un criterio omogeneo nazionale, sia per distribuire le dosi e sia per la campagna vaccinale con una precedenza nella vaccinazione sempre basato sull’età in tutte le regioni, dai più anziani ai più giovani, tenendo conto di più fragili e di pluri patologie. Non si può in una pandemia cosi grave e diffusa nel Paese andare ciascuno per conto suo o inventarsi nuove colorazioni tanto per essere diversi..

Inoltre ci siamo resi conto dei nostri limiti di grande nazione tra le prime al mondo. L’Italia, seconda nazione più importante in Europa per industria farmaceutica e biomedicale, non è autosufficiente, Oggi non è in grado di produrre vaccini, come del resto l’anno scorso le mascherine. Un paradosso che mette a nudo competenza, lungimiranza e scelte strategiche delle nostre classi cosidette dirigenti e politiche degli ultimi anni. Ma perfino la piccola Cuba, con tutte le note difficolta, è autosufficiente, è riuscita a scoprire “autonomamente” un vaccino e a produrlo su vasta scala per la sua popolazione e altri paesi più poveri.

Ogni altro commento è superfluo!

Di: Emilio Didoné, segretario generale FNP Lombardia