Un passo avanti contro il dumping sociale: Parità di trattamento per i lavoratori trasferiti da altri paesi europei

Dal 30 luglio sono almeno 2 milioni gli europei occupati all’estero che potranno beneficiare di una migliore retribuzione.

Alla fine del mese scorso è infatti entrata in vigore la nuova direttiva sui lavoratori distaccati, che, una volta recepita nella legislazione nazionale dagli Stati membri, sancisce il principio secondo cui le persone che svolgono lo stesso lavoro nello stesso luogo devono ricevere lo stesso salario.

La direttiva dovrebbe anche obbligare i datori di lavoro a coprire le spese di viaggio, vitto e alloggio dei lavoratori distaccati.

Si tratta di una svolta, commenta la Ces, dopo 13 anni di lotte da parte dei sindacati, per mettere fine a quelle scappatoie legali che hanno permesso lo sfruttamento dei lavoratori stranieri, in particolare a seguito dell’allargamento dell’Ue.

Lotte causate dai casi emblematici Viking e Lava del 2007, che permise alla Corte di giustizia Ue di respingere la parità di trattamento per i lavoratori locali e distaccati per dare invece priorità alla libera circolazione dei servizi.

Quelle sentenze, ricorda la Confederazione europea dei sindacati, che hanno ridotto i salari in tutta Europa e dato il via libera ai datori di lavoro per discriminare i lavoratori stranieri, ora sono state annullate.

La Ces chiede ora un rapido accordo comunitario sul coordinamento della sicurezza sociale e delle misure per affrontare le pratiche abusive nel subappalto che non sono adeguatamente affrontate nella direttiva riformata.

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