Sono tre milioni le persone non autosufficienti, ma la spesa cala. Le proposte dei sindacati pensionati

La non autosufficienza è uno dei grandi temi della nostra società. Già oggi quasi 3 milioni di persone hanno bisogno di aiuto per le esigenze della vita quotidiana.

Si tratta di una condizione che riguarda principalmente le persone anziane, ma non solo, e che ha una forte specificità sanitaria: è il peggioramento dello stato di salute (che può essere aggravato da condizioni sociali critiche) a non consentire più l’autonomia. I sindacati dei pensionati FNP SPI e UILP hanno illustrato nei giorni scorsi un lungo documento sulla materia che riprende la proposta di legge popolare presentata nel 2017 e indica alcuni obiettivi sui quali sono pronti a mobilitarsi.

Le persone anziane rappresentano il 22,6% del totale della popolazione italiana, pari a circa 13,5 milioni di persone, e si stima cresceranno ancora fino ad arrivare nei prossimi 20 anni a sfiorare il 30% della popolazione. Oggi, il numero di anziani non autosufficienti supera i 2,5 milioni ed è, con ogni probabilità, destinato ad aumentare. Nel nostro Paese si vive più al lungo, ma si vive peggio, in quanto le malattie croniche invalidanti si presentano in media circa 1,5 anni prima rispetto ad altre nazioni europee.

Milioni di famiglie si trovano ad affrontare quotidianamente, spesso da sole, senza l’appoggio di servizi assistenziali, sociosanitari e sanitari adeguati, i grandi disagi, le sofferenze e il rischio di impoverimento che la non autosufficienza porta con sé. La principale misura a carattere nazionale è l’indennità di accompagnamento, che prevede un contributo di 515 euro al mese, non sufficiente neanche a coprire il 50% del costo di un assistente familiare regolarmente assunto.

Le tendenze della spesa sono preoccupanti. Secondo il VI Rapporto del Network Non Autosufficienza, dal 2013 al 2015 la spesa pubblica per anziani non autosufficienti si è complessivamente ridotta di 1,6 miliardi di euro, principalmente a causa di una forte contrazione della spesa sanitaria (2,2 miliardi di euro in meno) e nonostante l’aumento delle indennità di accompagnamento. Secondo l’Istat, inoltre, la spesa sociale dei Comuni (sulla quale transitano i Fondi nazionali) vede una riduzione della quota destinata agli anziani, compresi i non autosufficienti.

Tra i grandi Paesi europei, in conclusione, il nostro è l’unico che non ha riorganizzato in maniera organica il suo sistema di continuità assistenziale e che è ancora privo di una politica nazionale coerente, adeguata e strutturata per la non autosufficienza.

I sindacati dei pensionati che da anni sollecitano politiche e più organiche a sostegno delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie riassumono in una piattaforma gli interventi che si ritengono indispensabili, a partire da un forte incremento delle risorse da mettere a disposizione e a una maggiore integrazione sociosanitaria.

“Assistiamo – scrivono i sindacati – a un processo di deresponsabilizzazione del sistema sanitario che punta a liberarsi della presa in carico della non autosufficienza, considerandola tema a carattere sostanzialmente sociale. I risparmi che in questi ultimi anni sono stati fatti sul fronte dell’appropriatezza hanno fortemente penalizzato le persone anziane non autosufficienti, perché non sono stati reinvestiti in prestazioni sanitarie appropriate.”

Il documento sarà la base per un confronto ai vari livelli istituzionali che FNP SPI e UILP intendono avviare, pronti, se necessario, a chiamare i pensionati alla mobilitazione.


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