Il settore pubblico è a un passo dal collasso. I servizi sono a rischio. L’emergenza organici è a uno stadio avanzato, come dimostra il caso del Molise che ha chiamato i medici militari per evitare la paralisi di alcuni ospedali. Non solo.
Sul settore si allunga l’ombra delle privatizzazioni. A rilanciare l’allarme sul pubblico impiego sono i sindacati di categoria, che scaldano i motori in vista della manifestazione nazionale di sabato prossimo a Roma.
La linea del governo, spiegano i segretari organizzativi di Cisl Fp, Fp Cgil, Uil Fpl e Uilpa, Franco Berardi, Fabrizio Rossetti, Daniele Ilari, Sandro Colombi, è purtroppo chiara: nessun investimento sul pubblico impiego per arginare l’emergenza e rilanciare il settore.
Mancano le risorse per il contratto, per le assunzioni, per la formazione.
I numeri che i sindacati diffondono nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione di sabato sono chiari e al di sopra di ogni sospetto, poiché vengono dalla Ragioneria Generale.
Sono numeri che dicono che il default dei servizi è già iniziato, che l’emergenza è già iniziata.
Per abbassare di un 1 solo anno l’età media dei lavoratori pubblici, la più alta in Europa, ci vorrebbero oltre 9 miliardi: lo dice la Ragioneria generale dello Stato.
A fronte di 500mila uscite in arrivo nei prossimi anni – a quelle ordinarie si aggiungono, già da agosto, quelle di quota 100 – con i fondi a disposizione le assunzioni straordinarie si fermeranno a 33 mila, da spalmare su più anni.