Scienziati e media in tempo di pandemia, a cura di Tiziano Fortin

“È da tempo che si registra un crollo nella fiducia delle competenze. La crisi del sapere esperto dipende da una evoluzione profonda della nostra società, da una radicale trasformazione dal modo con cui si costruisce la fiducia.”

Questa la sintesi di un’analisi interessante svolta in una trasmissione radiofonica dal professore Carlo Sorrentino, Professore Ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Firenze, che così continua: “Nelle società gerarchiche si era portati a credere nell’efficacia del sapere istituzionale, la fiducia era intrinseca al ruolo. Se faccio il medico il mio parere non può essere messo in dubbio dai pazienti. Punto. Nelle società contemporanee la fiducia deve essere giocata ogni volta nel ruolo e devo guadagnarmela di continuo.”

È un processo che ogni genitore conosce bene. In passato l’autorità, soprattutto quella del padre, si esprimeva attraverso obblighi, censure, divieti, che non dovevano essere spiegati. Non si discuteva. Oggi invece l’autorevolezza va negoziata. È ancora possibile imporre prescrizioni o regole, ma vanno spiegate.

Se ampliamo il discorso e passiamo dalla famiglia alle società democratiche, fondate sulla centralità dell’opinione pubblica, si registra la stessa evoluzione.

Ognuno sa che deve continuamente portare prove alle proprie argomentazioni, perché gli interlocutori hanno facilmente accesso a un repertorio di informazioni spesso confuso, parziale, zoppicante, comunque più ampio che in passato e possono confrontarsi con un numero di opinioni e giudizi differenti e quindi chiedono continue dimostrazioni prima di fidarsi, qualsivoglia sia la fonte, un giornalista, un politico o anche uno scienziato.

L’ambiente digitale ha prodotto soltanto una ulteriore accelerazione di tale processo, perché è diventato ancora più agevole l’accesso alle informazioni.

La cosiddetta disintermediazione, cioè il fatto che ciascuno di noi può accedere alla conoscenza e anche alla cultura specifica in certi argomenti senza un intermediario, consente potenzialmente a chiunque di leggere, ascoltare, guardare enciclopedie di informazioni, come wikipedia, su ogni fenomeno sociale od ogni evento accaduto: una ricchezza, ma una ricchezza ingestibile che produce due possibili effetti:

1• Riparare nel già noto, rifugiandosi in quelle bolle informative dove ti viene ripetuto quanto vuoi sentirti dire, le opinioni che condividi, le idee più semplici da comprendere, le spiegazioni più lineari. Viene messo in risalto soltanto ciò che si approva, per non entrare in crisi, per non essere assaliti dai dubbi.

2• Altrimenti bisogna individuare una bussola (key word, ndr) efficace per decidere di chi e di che cosa fidarsi; questa bussola si chiama reputazione, un prerequisito fondamentale della fiducia. La reputazione in rete è fondamentalmente figlia della condivisione e quindi si conta un po’ su quanti apprezzano le cose ed eccoci alla fortuna dei like e dei wow, come su tripadvisor. Ma, se dalla pizza su tripadvisor passiamo a validazioni molto più complesse come l’efficacia di un vaccino o di cure mediche, si può comprendere come tutto questo diventi più difficile.

“Per questo motivo – prosegue Sorrentino – abbiamo accolto con piacere l’apparizione di virologi ed epidemiologi sui nostri schermi. Un primo sconcerto l’abbiamo registrato davanti alle differenti posizioni che stavano assumendo. Ma è così che lavora la scienza: esprime dubbi, prova e riprova. Quindi era normale che davanti a novità si prospettassero tante ipotesi anche fra loro divergenti.”

Poi però è successo qualcosa che ci dice dell’insidiosa quanto attraente forza delle logiche mediatiche, che rischia però di compromettere appunto la reputazione dei nostri scienziati.

La costante presenza sui mezzi di informazione ha infatti indotto molti di loro a recitare una parte: il vecchio saggio, quello che l’aveva già detto, lo scettico, il negazionista, quello che non si fida di nessuno, quell’altro che ribadisce come sia tutto sbagliato e da rifare. Quindi da esperti si sono trasformati in personaggi di quell’enorme commedia che è diventato il discorso sulla pandemia, un processo che può prendere una china (key word, ndr) pericolosa; e non si tratta di biasimare la vanità dei protagonisti, quanto piuttosto di temere che si comprometta l’affermazione di questa divulgazione scientifica. Bisogna saper raccontare come lavora la scienza, a cosa serve e così via.

Quindi è un bene che queste nuove star imparino in fretta le logiche dei media e devono imparare ad assecondarle per essere chiari e sintetici, ma senza caderci dentro e senza rischiare di far apparire anche la loro l’n-esima recita di una prestabilita parte in una commedia.

“ Infine, se – in logica glocally – alziamo lo sguardo non possiamo non rilevare che in generale la situazione è ancor meno rassicurante. Tra USA e Cina si sta infatti giocando una partita a poker che è nell’interesse di tutti riesca a trovare una soluzione diplomatica.

Speriamo bene.