Sanità in Lombardia: il ricorso alle strutture private

sanità in Lombardia

Dalla ricerca Cisl emerge che i servizi pubblici sono apprezzati, ma quello che manca è il rispetto dei tempi della prescrizione

La sanità in Lombardia, i suoi punti di forza e le lacune sono al centro dell’indagine “Servizio Sanitario in Lombardia”, a cura di Cisl e di BiblioLavoro, presentata ieri a Milano. La migrazione – forzata – di molti utenti dalla sanità pubblica a quella privata è ben visibile, nella ricerca che ha un campione di 11.520 fra tesserati Cisl e Fnp.
Per questi cittadini, nel 2023 6 visite ambulatoriali su 10 sono state erogate in strutture private; fra quanti hanno fatto prestazioni di diagnostica strumentale a pagamento, più di 8 su 10 sono ricorsi a strutture private.

Le risposte confermano che sono i lunghi tempi di attesa a orientare le persone verso i servizi privati, non la possibilità di scegliere il medico e neppure la qualità del servizio e delle prestazioni. In quasi la metà delle visite di specialistica ambulatoriale con priorità U (urgente), il tempo indicato sull’impegnativa non è stato rispettato. Per le altre priorità B (breve) e D (differibile) il mancato rispetto del tempo d’attesa è stato superiore nel 40% dei casi.

Sanità in Lombardia: problemi e proposte

Nel suo intervento al Gregorianum, Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare, ha ricordato il percorso che porterà, forse per il 2025, al Cup unico. Ha detto che sì, c’è un problema di carenza di personale medico e sanitario e che i lavoratori di questo comparto sono a rischio burn out. Ha osservato, però, che dalla stessa ricerca le valutazioni, per esempio dei servizi di pronto soccorso, sono generalmente buone.

Per Roberta Vaia, segretaria regionale Cisl Lombardia, i dati testimoniano che, sulla sanità, non è vero che i cittadini possono “scegliere” fra più opzioni, ma piuttosto che sono condizionati, dai tempi e dai problemi del sistema nel suo complesso.

L’indagine Cisl non si limita, peraltro, a evidenziare che cosa non va, ma comprende anche delle proposte, a partire da una migliore governance della sanità pubblica e dei servizi privati accreditati. È necessario, ha detto Vaia, che le quote vincolate de budget verso i privati aumentino non solo per smaltire le liste di attesa, ma anche per reindirizzare le erogazioni a specifiche attività di cura e assistenza che il servizio regionale deve garantire sul territorio.

Per approfondire:

https://www.lombardia.cisl.it/6-iscritti-alla-cisl-su-10-rinunciano-alle-cure-e-quello-che-emerge-dallindagine-servizio-sanitario-in-lombardia-cosa-ne-pensano-gli-iscritti-alla-cisl/?