Attualmente, nella città metropolitana di Milano risultano aperte solo tre Case della comunità, ma senza tutte le prestazioni e i servizi previsti dal decreto ministeriale 71/22, mentre la gran parte delle aperture è prevista nei prossimi anni. Basterebbe questo dato a giustificare la preoccupazione che è emersa, nel corso del Consiglio generale Fnp Cisl Milano Metropoli del 13 giugno a Melegnano, per l’attuale sviluppo della riforma sanitaria in Lombardia. Il potenziamento della sanità territoriale, così come chiesto da vincoli del Pnrr e così come pare delineato sulla carta, è ancora tutto da vedere.
Sanità in Lombardia: presente e futuro
“Con la pandemia abbiamo visto l’inconsistenza della medicina di prossimità”, ha esordito Luigi Maffezzoli, segreteria Fnp Cisl Milano Metropoli. “Su questi temi dobbiamo costruire delle alleanze, con i comuni e con la società civile. Anche nella contrattazione con gli enti locali dobbiamo tornare a parlare di questioni concrete”.
Così Osvaldo Domaneschi, segretario generale Fnp Cisl Lombardia, ha ricordato che con Regione Lombardia “abbiamo aperto un confronto che dura da settembre dell’anno scorso, proprio sulla riforma” e Pietro Cantoni, dipartimento Welfare Fnp Cisl Lombardia, ha spiegato gli spazi di manovra dei sindacati previsti dalla normativa, ad esempio nel confronto con le istituzioni nella conferenza dei sindaci e l’assemblea dei sindaci.
Che cosa sta succedendo nei territori
Qual è la percezione dei cittadini di Milano e dell’hinterland sulla sanità in Lombardia?
Queste alcune delle testimonianze dei rappresentanti e dei coordinatori della Fnp sul territorio:
“Liste di attesa ancora lunghissime, disagi per chi si affida al servizio pubblico: questo vediamo nell’hinterland milanese. Persino per i pazienti fragili, con patologie gravi, le liste d’attesa per gli esami superano di settimane i tempi previsti per la prescrizione. La sanità è un bene prezioso , dobbiamo farlo capire a questo paese, dobbiamo muoverci come sindacato con mobilitazioni”.
“Come Fnp e come Cisl abbiamo avviato degli incontri con le istituzioni e con le Ats…abbiamo percepito spesso il silenzio assordante delle loro risposte”.
“Non sono chiari i tempi di realizzazione di Case e Ospedali di comunità, nel frattempo, in tante occasioni, dopo l’inaugurazione dei nuovi centri, le porte sono rimaste chiuse e i servizi sono rimasti quelli di prima”.
“Sappiamo che ora i sindaci tornano ad avere un ruolo sui temi della salute, ne terremo conto nella negoziazione”.
Sui medici di base, invece, “la contrattazione sul territorio non può fare nulla, perché il problema va definito a livello nazionale e coinvolge i criteri di formazione universitaria e le regole d’ingaggio”.