Sabato 26 febbraio manifestazione a Roma per la pace

Cgil, Cisl e Uil hanno aderito all’appello della Rete italiana Pace e Disarmo. Domani alle 11 in piazza Santi Apostoli

Si terrà sabato 26 febbraio la manifestazione a Roma per la pace che vede riuniti Rete italiana Pace e Disarmo, Cgil, Cisl e Uil e una lunga lista di associazioni da Legambiente a Emergency. L’appuntamento sarà alle 11, in piazza Santi Apostoli. Non è la prima e non è la sola iniziativa che si sta organizzando in questi giorni da quando, il 24 febbraio, la Russia ha dato il via al conflitto invadendo l’Ucraina. Venerdì 24 si è tenuto il presidio a Milano, in piazza della Scala e sono in programma altre manifestazioni sui territori che vedono, tra l’altro, Cisl e il sindacato dei pensionati come partecipanti attivi.

In Lombardia, Cgil, Cisl, Uil, Arci, Acli, Anpi, Auser, Ada, Anteas, Comunità di Sant’Egidio hanno diffuso un comunicato di condanna dell’aggressione militare contro l’Ucraina chiedendo alle realtà della società civile di

”mobilitarsi per spingere le istituzioni internazionali, e in particolare l’Italia e l’Unione Europea, ad ottenere una cessazione degli scontri in atto e il ritiro delle forze russe da tutto il territorio ucraino, a ripristinare gli accordi d Minsk, ad avviare trattative che risolvano i conflitti tra Stati nel rispetto del diritto internazionale tramite la diplomazia, il dialogo e la cooperazione”.

Sbarra: il conflitto avrà ricadute economiche pesanti

Luigi Sbarra ha espresso la sua posizione più volte contro la guerra in Ucraina. Il segretario generale Cisl, oltre a condannare con fermezza la guerra e i rischi che corre la popolazione ucraina, ha ricordato che il conflitto avrà conseguenze anche in Europa, di carattere politico ed economico:

“Il conflitto avrà ricadute economiche pesanti, basta vedere il crollo della Borsa, l’impennata ulteriore del costo dell’energia e le ripercussioni che cominciamo a registrare su alcuni grandi settori, come l’alimentare. Si rischia una pesante contrazione anche delle esportazioni, in una fase in cui il Paese cominciava a vivere timidi segnali di ripresa economica. Ecco perché pensiamo che l’Europa debba parlare con un’unica voce, sia nel rapporto con la Russia sia nella comunità internazionale e deve sostenere questa fase anche con ulteriori risorse”.

Lo stesso premier Mario Draghi ha delineato scenari di preoccupazione. Nel corso della sua informativa al Parlamento, Draghi, secondo quanto riferisce, tra gli altri, il quotidiano Conquiste del Lavoro, ha detto che le sanzioni contro la Russia impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia. Il pensiero va al settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa.

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