Ricerca sulle USCA e sui medici di famiglia e pediatri

Roma, 27 novembre 2020 – Il Segretario Nazionale Mimmo Di Matteo inoltra i contenuti di un interessante studio elaborato dal sito Quotidiano Sanità sulla presenza delle USCA (Unità Sanitarie di Continuità Assistenziale) attivate nelle Regioni per l’assistenza alle migliaia di positivi al Covid -19.

La ricerca si concentra anche sui medici di famiglia e sui pediatri di libera scelta per verificare il livello di adesione a svolgere i test rapidi antigenici (c.d. tamponi rapidi).

Settimana scorsa durante la sua audizione in Parlamento la Corte dei conti aveva sottolineato come, le Usca, attivate a livello nazionale dalle Regioni fossero meno del 50% di quelle previste.

Dall’indagine di QS (Quotidiano Sanità)  le Usca in Italia ci sono e in numero, in molti casi, addirittura superiore allo standard di 1 ogni 50 mila abitanti, come previsto dal decreto.

Le indagine hanno indicato un numero totale di Usca attivate pari a 1.312, al netto di Calabria e Prov. Aut. di Bolzano che non hanno risposto alla indagine,  a fronte di un totale standard di 1.204 unità.

Questo valore, pur se teoricamente superiore, non appare sufficiente a garantire l’assistenza continuativa alle oltre 760 mila persone positive in isolamento domiciliare.

La diffusione delle USCA sul territorio nazionale mostra una certa disomogeneità con regioni che garantiscono un numero di USCA superiore ad 1 ogni 50 mila abitanti e altre che invece ne hanno molte di meno.

Discorso diverso invece per quanto riguarda l’adesione di medici di famiglia e pediatri all’accordo per l’effettuazione dei test rapidi antigenici. A livello nazionale la media di adesione si attesta al 38%.

In allegato troverete una scheda con la situazione delle USCA e dell’adesione dei medici al livello regionale.

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