Reddito di cittadinanza: le osservazioni dell’Alleanza della Povertà. Gli sportelli comunali vanno ripristinati

Secondo gli ultimi dati resi disponibili dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, aggiornati a lunedì 11 marzo, a pochi giorni dall’avvio della raccolta delle domande di accesso al Reddito di Cittadinanza (RdC) iniziata il 6 marzo, i richiedenti sono stati complessivamente 141.109. Di questi 120.036 si sono rivolti agli uffici postali e 21.073 hanno presentato domanda online.

Se consideriamo l’enorme attenzione mediatica che l’avvio del RdC ha ricevuto e la massiccia campagna informativa realizzata dal Governo, si tratta di numeri inferiori rispetto a quelli che ci si poteva aspettare.

Secondo Cristiano Gori, docente presso l’Università di Trento e ideatore e responsabile scientifico dell’Alleanza contro la Povertà in Italia, molti poveri non sono messi nelle condizioni adeguate per presentare la domanda. Il decreto non prevede, infatti, luoghi dove le persone possano informarsi per capire se rientrano tra i beneficiari del Reddito, e conoscere i passaggi da compiere al fine di inoltrare la richiesta e per compilare la relativa modulistica. Il Reddito di Inclusione (REI) assegnava queste funzioni di informazione, consulenza ed orientamento ad appositi sportelli presso i Comuni, i Punti unici di accesso, dove si poteva anche fare la domanda.

Nel Reddito di Cittadinanza, quest’ultima può essere presentata solo alle Poste e ai Caf. E non sono più previsti gli sportelli per informazione, consulenza ed orientamento presso i Comuni. A livello locale, però, solo i Comuni possono svolgere tali funzioni. Sono loro il punto di riferimento per la popolazione nel territorio, non certo le Poste. Il Governo sinora ha molto lavorato allo scopo di far conoscere l’esistenza del RdC all’intera popolazione, attraverso incisive campagne informative e mediatiche. Non ha, tuttavia, promosso una strategia ugualmente efficace per mettere le persone interessate effettivamente in condizione di presentare la domanda.

A parere di Corsi l’eliminazione degli sportelli comunali risponde a una strategia di consenso. In altre parole, se faccio la domanda al Comune, il suo riconosciuto ruolo può indurmi a pensare che io riceva il beneficio grazie alle scelte dell’amministrazione comunale. Se presento la richiesta ai Caf o alle Poste, invece, la mia percezione è che la misura arrivi dal governo nazionale. Da questo punto di vista, il precedente del RdC è la Carta Acquisti introdotta nel 2008 dal Governo Berlusconi, che prevedeva – appunto – la presentazione delle domande alle Poste. Il rischio, però, è per interessi elettorali, si riducano le potenzialità di uno strumento per la povertà così tanto sbandierato. I legislatori sono ancora in tempo a recuperare gli errori, modificando il provvedimento in Parlamento, c’è da augurarsi che, una volta tanto, si ascoltino i suggerimenti che vengono dalla società civile.

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