Rapporto Censis 2024: la sindrome italiana

Censis 2024

Paure, crisi di valori, istruzione carente tra le contraddizioni del Paese

Il Rapporto Censis 2024 ha scelto l’espressione “sindrome italiana” per sintetizzare che cosa sta succedendo nel Paese, in uno scenario denso di contraddizioni. Il tradizionale studio sulla situazione sociale nazionale mette in fila tendenze che fanno pensare: la crescita del lavoro e, al tempo stesso, la carenza di personale qualificato, la staticità dei salari, i problemi di un welfare e di una sanità insufficienti, un preoccupante livello di istruzione per molti. Censis parla di “un Paese intrappolato nella sindrome italiana della medietà”, fermo in una linea di galleggiamento senza crolli, ma dove non c’è ascensore sociale e dominano paura e crisi dei valori.

Così, in vent’anni (nel periodo 2003-2023) il reddito disponibile lordo pro-capite delle famiglie italiane si è ridotto in termini reali del 7,0%. I dati positivi sull’occupazione non allineano l’Italia alla media europea e, d’altronde, il debole sviluppo economico

alimenta il sospetto che nel mercato del lavoro si sia creata una sorta di bolla.

Rapporto Censis 2024: cultura e pregiudizi

Allarmante è il numero di italiani che hanno un grado basso di cultura generale: in percentuali sopra il 30 per cento, fanno confusione con autori importanti quali Verdi, D’Annunzio e Montale. Una condizione facile terreno di pregiudizi: nel 20,9 per cento dei casi, persiste il vecchio luogo comune per il quale “gli ebrei controllano il mondo con la finanza” e per il 26,1 per cento gli immigrati clandestini sono 10 milioni (gli irregolari in Italia sono circa 500 mila).

Eppure, osserva Censis, l’Italia si colloca al primo posto tra tutti i Paesi dell’Unione europea per numero di cittadinanze concesse (213.567 nel 2023).
Nella percezione di molti, è diffuso un sentimento di sfiducia che fa dire, al 68,5 per cento, che le democrazie liberali non funzionino più. Mentre il tasso di astensione alle ultime elezioni europee ha segnato un record, nella storia repubblicana, toccando il 51,7%, il 38,3% degli italiani si sente minacciato dall’ingresso nel Paese dei migranti, il 29,3% prova ostilità per chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale.

Secondo Censis:

Se non si può più salire socialmente grazie alle capacità personali, all’impegno, al merito, allo studio e al lavoro, vivendo dentro una società proiettata verso la crescita, allora, in una società che invece ristagna, il desiderio di riconoscimento può – e deve – essere appagato spostando la partita in un altro campo da gioco: quello della rivalità delle identità.

Per approfondire:

https://www.censis.it/rapporto-annuale

https://www.ismu.org/dati-sulle-migrazioni/#1539609382198-bf55b132-c04376c9-dfb9

https://www.ismu.org/xxix-rapporto-sulle-migrazioni-2023-comunicato-stampa-13-2-2024/#:~:text=Il%20bilancio%20demografico%20mostra%20una,le%20506mila%20dell’anno%20precedente.