Rapporto Amnesty a settant’anni dall’approvazione della Carta Universale

A settant’anni dal 10 dicembre 1948, quando al Palais de Chaillot di Parigi veniva firmata la Dichiarazione universale dei diritti umani, il mondo ha fatto grandi passi avanti. Ma gli ultimi anni sono stati anni di passi indietro.

Le promesse del testo fondatore del dopoguerra – giustizia, dignità, opportunità, lotta alle discriminazioni, rispetto per ogni singola persona – non sono ancora mantenute.

Il rapporto di Amnesty sui diritti umani nel mondo certifica che quello di quest’anno è un anniversario triste.

Per quanto riguarda il nostro Paese, Amnesty segnala i pericoli del “massiccio ricorso” da parte di alcuni candidati e partiti politici a “stereotipi e linguaggio razzista e xenofobo per veicolare sentimenti populisti, identitari nel corso della campagna elettorale”.

Il Rapporto segnala inoltre gli sgomberi forzati di questo anno: sgomberi che hanno colpito soprattutto famiglie rom e gruppi di rifugiati e migranti, “senza l’offerta di alternative abitative adeguate da parte delle autorità”.

La “linea dura” imposta da Salvini, secondo il Rapporto, “rischia di fare aumentare nel 2019 il numero di persone e famiglie lasciate senza tetto e senza sistemazioni alternative”.

Ma l’Italia non è un’isola. Secondo il Rapporto, in Europa il 2018 è stato caratterizzato “dall’aumento dell’intolleranza, dell’odio e della discriminazione, in un contesto di progressivo restringimento degli spazi di libertà per la società civile”. Richiedenti asilo, rifugiati e migranti sono stati “respinti o abbandonati nello squallore mentre gli atti di solidarietà sono stati criminalizzati”.

Tra le buone notizie, Amnesty rileva “lo straordinario risorgimento dell’attivismo delle donne” contro l’azione di leader che si definiscono “duri” e promuovono politiche misogine, xenofobe e omofobe

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