Previdenza, demografia e lavoro: che cosa ci aspetta

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Se nascono meno bambini, il rapporto tra lavoratori e pensionati cambia. I dati Inps e Cnel confermano una tendenza già in atto in Italia

Il futuro della previdenza in Italia è in stretta correlazione con il calo demografico e con le scelte che istituzioni e sistema economico faranno per gestirne le conseguenze.
Il rapporto tra pensioni, demografia e lavoro è stato messo in luce dal documento Inps “La natura delle entrate e delle uscite dell’Inps in rapporto alla dimensione previdenziale e assistenziale delle prestazioni”, annunciato alcuni giorni fa, e da uno studio del Cnel, “Rapporto 2024. Demografia e forza lavoro”. Inps ha confermato un bilancio di sostanziale stabilità del sistema previdenziale ma ha anche ricordato che, in Europa e in Italia, la situazione demografica, economica e sociale pone un problema:

L’invecchiamento della popolazione, che si associa ad un aumento dell’età mediana, un calo della fecondità e una riduzione della popolazione in età lavorativa, è attualmente il principale fattore di rischio per la sostenibilità dei sistemi pensionistici di tutta l’Unione europea.

Previdenza, demografia e lavoro: i numeri

Il “tasso di dipendenza” degli anziani è già attualmente oltre il 40% per l’Italia ed è previsto da Eurostat rimanere sopra la media europea, assestandosi vicino al 66% nel 2070 (rapporto di 1 a 1,5) . Con una terminologia forse un po’ infelice, “tasso di dipendenza” indica il rapporto tra persone con più di 64 anni e la fascia di età tra i 20 e i 64 anni. Il Cnel ricorda che l’Italia è stata il primo paese al mondo in cui gli under 15 sono stati superati dagli over 65.

Nello studio, peraltro, emerge anche un altro problema. il tasso di occupazione italiano (nella usuale fascia 15- 64 anni) continua ad essere molto al di sotto della media europea e tra i più bassi in Europa soprattutto per giovani e donne; risulta essere attorno al 62% tra fine 2023 e primo trimestre 2024. Quanto alle donne, gli studi confermano che dove ci sono maggiori servizi di welfare e maggiori opportunità di lavoro femminile, aumenta anche la fecondità.

Un’altra variabile che potrebbe cambiare il rapporto tra demografia e lavoro è data dai migranti. Per il Cnel il calo della popolazione italiana in età lavorativa è stato compensato, in parte, proprio dall’immigrazione. I lavoratori stranieri, osserva il Cnel, lavorano oggi in posizioni meno qualificate rispetto al loro potenziale, in uno stato penalizzante per loro, ma anche per l’economia.

Per approfondire:

https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/ufficio-stampa/comunicati-stampa/dettaglio.comunicati-stampa.2024.12.civ-inps-la-natura-delle-entrate-e-delle-uscite-de_3589.html

https://www.cnel.it/Documenti/Rapporti