Lo scorso Novembre è stata pubblicata l’ultima edizione della relazione biennale “Health at a glance Europe” (Europa: uno sguardo sulla salute), elaborata dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).
Viene operata una analisi su salute, fattori di rischio per la salute, spesa sanitaria, qualità e accesso all’assistenza in 36 Paesi.
Il covid-19 ha messo in luce tutte le fragilità latenti nei sistemi sanitari, rivelando tutto lo stato d’invecchiamento degli approcci alle cure episodici e privi di una visione olistica (visione d’insieme).
Fornire una valutazione complessiva delle risposte che i Paesi hanno operato rispetto all’emergenza è difficile e probabilmente prematuro, il virus ha colpito, in una maniera sproporzionata, le persone anziane e quelle con patologie pregresse e quadri clinici già critici.
In quasi tutti i Paesi circa il 90% dei decessi da covid-19 è avvenuto tra persone di età pari o superiore a 60 anni.
Sono state però rilevate buone pratiche al di fuori dell’Europa.
Nonostante la maggior parte dell’attenzione del 2020 sia stata assorbita dal fenomeno pandemico, nelle valutazioni sulla salute è importante tenere in considerazione una serie di altri fattori, come quelli ambientali e quelli legati all’inquinamento atmosferico.
Sebbene negli ultimi decenni la qualità dell’aria sia migliorata in quasi tutti i Paesi europei, i livelli di inquinamento rimangono al di sopra delle linee guida dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità.
Vanno tenuti in considerazione oltre quelli pandemici e ambientali ulteriori fattori quali il fumo, l’alcol, cattiva alimentazione, mancanza di attività fisica e dell’obesità.
Il rapporto informa che in media, nei paesi dell’Ue circa un quinto della spesa sanitaria è pagata di tasca propria dalle famiglie, con percentuali più alte in Lettonia, Bulgaria, Grecia, Malta.