Come sappiamo il Covid – 19 non ha solo creato solo lutti e dolori a causa del contagio, ma ne ha creato altri, non meno tragici, determinati dall’isolamento e dalla solitudine. Di seguito una drammatica testimonianza.
Mi chiamo Maria e volevo narrarvi la mia storia, cosa ho vissuto ultimamente, in questo periodo strano in cui il Coronavirus ha creato delle situazioni che potrebbero definirsi nuove violenze.
Due anni fa a Paolo, mio marito, hanno diagnosticato l’Alzheimer e ha cominciato a perdere una parte di sé, ma pur dimenticandosi quello che due minuti prima aveva fatto o detto, mi ha sempre riconosciuto e interagito con me normalmente.
Fino a quest’estate quando è caduto facendosi male e l’hanno ricoverato in ospedale.
Dieci giorni senza vederci o quasi aspettando l’esito del tampone, che per fortuna era negativo, lo hanno cambiato, ma ancora era lui rispondeva alle nostre domande e ci riconosceva.
Al momento di dimetterlo, dopo circa venti giorni di ricovero, Paolo non camminava più e i medici ci hanno sconsigliato di portarlo a casa in quanto non saremmo riusciti a gestirlo.
Con dispiacere lo abbiamo ricoverato in una RSA, ma anche lì, pur pervenendo da un ospedale che lo aveva rilasciato con tampone negativo, la procedura richiedeva che fosse messo in quarantena e atteso il tampone.
Questi continui spostamenti e soprattutto il non poterci vedere hanno comportato un peggioramento improvviso e, quando dopo i quindici giorni fatidici, siamo andati a trovarlo non ci riconosceva più, non parlava quasi.
In RSA lo hanno trattato bene, vedevo le infermiere essere gentili, ma naturalmente non potevano dedicare molto tempo a stimolarlo e dopo neanche un mese ci hanno chiamato dicendo che era in fin di vita.
Mi hanno bardata con cuffia, soprascarpe, tuta, due mascherine per poterlo vedere un’ultima volta.
Paolo ci ha impiegato una settimana attaccato alla bombola d’ossigeno e alla flebo a morire ed è sempre risultato negativo al covid, ma io non ho potuto restare con lui, rivederlo. E’ morto solo.
Questo è un grande dolore per me, una violenza dovuta a questa pestilenza.
Dopo 68 anni di matrimonio, una vita insieme, non ho potuto stargli vicino nel momento in cui aveva più bisogno di me, o forse io avevo più bisogno di stargli vicina.
Forse per voi non lo è, ma io l’ho vissuta come una violenza e un grande dolore.