Il discorso di ieri a Civitella val di Chiana
Per Mattarella il 25 aprile è, per l’Italia, una ricorrenza fondante, la festa della pace, della libertà ritrovata, e del ritorno nel novero delle nazioni democratiche. Così si è espresso il presidente della Repubblica ieri, nel suo intervento a Civitella val di Chiana (Arezzo), in occasione delle celebrazioni per l’anniversario della Liberazione.
Il presidente ha ricordato che proprio a Civitella val di Chiana si è consumata una delle pagine più drammatiche della seconda guerra mondiale, quando, il 29 giugno 1944, le armate tedesche trucidarono 115 persone a Civitella, oltre a 58 abitanti nella vicina Cornia e 71 a San Pancrazio. Rievocando quegli episodi, Sergio Mattarella ha sottolineato i valori dell’antifascismo, osservando che
“Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti”.
Mattarella ha poi sottolineato il ruolo della Resistenza e il sacrificio di coloro che decisero, allora, di contrastare il regime dopo l’8 settembre 1943. Ci fu la Resistenza dei militari italiani che, dopo l’8 settembre, rifiutarono di servire la Repubblica di Salò; ci fu la Resistenza della popolazione, ci fu la Resistenza “senza armi”, di coloro che aiutarono in diversi modi la lotta partigiana e, non ultime, le donne.
Per Mattarella l’anniversario della Liberazione va inteso così:
“Liberazione, dunque, dall’occupante nazista, liberazione da una terribile guerra, ma anche da una dittatura spietata che, lungo l’arco di un ventennio, aveva soffocato i diritti politici e civili, calpestato le libertà fondamentali, perseguitato gli ebrei e le minoranze, educato i giovani alla sacrilega religione della violenza e del sopruso. L’entrata in guerra, accanto a Hitler, fu la diretta e inevitabile conseguenza di questo clima di fanatica esaltazione”.