L’exploit delle cooperative nella sanità: in dieci anni fatturato raddoppiato

Il fatturato aggregato totale prodotto dalle cooperative attive nel settore della sanità è passato da 4,95 miliardi di euro nel 2007 a 7,49 miliardi di euro nel 2016. Si tratta del,51% in più.

Un incremento trainato perlopiù dallo sviluppo delle attività di assistenza socio-sanitaria residenziale e non-residenziale rivolte ad anziani e disabili, che passano da 2,15 a 4,35 miliardi di euro di fatturato).

Sono questi i numeri elaborati da Gianluca Salvatori, segretario generale di Euricse, sulla base dei dati AIDA (Analisi informatizzata delle aziende), ospite dell’Assemblea annuale di FederazioneSanità, svoltasi il 4 luglio a Roma. Salvatori ha indicato numeri, limiti (attuali) e potenzialità (future) di un rapporto destinato a crescere: quello tra cooperazione e sanità.

Crescono le performance delle cooperative nel settore sanitario e socio-sanitario. Complici i bisogni emergenti, le performance sono cresciute sensibilmente. “Il numero complessivo dei dipendenti impiegati dalle cooperative operanti nel settore sanitario e socio-sanitario in Italia tra il 2007 e il 2016, è passato da 62.529 a 151.565, con un incremento del 142,4%”.

Secondo il nuovo Rapporto Iris Network, di prossima pubblicazione, le istituzioni non profit societarie operanti nel settore dell’assistenza sanitaria costituiscono appeno lo 0,2% del totale delle istituzioni operanti in questo settore.

“La preponderanza delle imprese for profit rimane dunque schiacciante” spiegano da Euricse “ma il quadro si ribalta se si prende in considerazione il settore dell’assistenza sociale residenziale e non residenziale, dove le istituzioni societarie non profit costituiscono, rispettivamente, il 50,6% e il 46,8% delle istituzioni operanti in questi settori”.

Uno scenario che fa prevedere diverse prospettive, tra i temi da mettere bene a fuoco quello riguardante l’organizzazione e la regolarizzazione dei lavoratori del settore dell’assistenza socio-sanitaria a lungo termine al fine del contrasto del lavoro irregolare e del raggiungimento degli obiettivi fissati dall’ILO e dall’ONU per la diffusione del lavoro dignitoso”.


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