Le origini della previdenza in Italia

Non fu la dittatura, ma furono le lotte del movimento sindacale e le spinte della Dottrina Sociale della Chiesa che portarono alla nascita dello Stato Sociale nel nostro paese.

In una recente intervista radiofonica – ripresa da tutti gli organi di stampa – un importante leader politico italiano ha dichiarato che “la previdenza sociale l’ha portata Mussolini, non l’hanno portata i marziani” e che il fascismo, a parte le leggi razziali e l’entrata in guerra dell’Italia (che, oltre ai lutti – ci permettiamo di dire – ha portato anche la distruzione di un gran numero di opere d’arte) ha fatto cose meritorie come, appunto, le pensioni o le bonifiche.

Sul mito del fascismo buono ha già autorevolmente risposto il nostro Presidente della Repubblica, in occasione della celebrazione del “Giorno della Memoria”, tanto è vero che non sarebbero sufficienti altri commenti.

Riguardo al tema delle pensioni, tuttavia, quello che stupisce è che siano mancate puntualizzazioni proprio da parte degli storici, soprattutto quelli di tradizione liberale, cattolica o socialista, per confutare questa affermazione.

Le origini dello Stato Sociale in Italia risalgono a fine ottocento, con la nascita nel 1898, della prima Cassa consorziale in Italia contro gli infortuni sul lavoro nelle industrie. La Cassa nazionale di previdenza (antenata dell’attuale Inps) nacque nel 1898 e già nel 1907 pagò le prime pensioni.

Così come si studia la storia d’Italia, ricordando i padri della patria e le guerre e le sofferenze che portarono alla nostra indipendenza, sarebbe utile che anche la storia del nostro stato sociale, frutto di lotte e sacrifici di molti, venisse meglio ricordata, per evitare ricostruzioni storiche inesatte e strumentali.

Leggi l’articolo di Flavio Quaranta sul Bollettino Adapt