I contratti a tempo indeterminato non compensano i contratti che si chiudono
Il lavoro nel terzo trimestre 2022 mostra uno scenario in mutamento con un calo degli occupati, anche se lieve. Questa è una delle tendenze che emerge dalla nota sui Rapporti di lavoro del terzo trimestre 2022, diffusa dal ministero del Lavoro, e dalle statistiche Istat sul mercato del lavoro del 14 dicembre. Per l’anno che si è appena concluso, il terzo trimestre ha visto un calo degli occupati: sono 12 mila in meno rispetto al secondo trimestre, con una variazione dello 0,1 per cento. Istat spiega che i numeri dei contratti che diventano a tempo indeterminato – che pur ci sono, +34 mila, +0,2% – e degli indipendenti – +12 mila, +0,2% – non compensano la diminuzione dei dipendenti a termine – 59 mila, -1,9% in tre mesi – .
Istat ricorda che diminuisce anche il numero dei disoccupati, -2,6% in tre mesi, ma quello degli inattivi è in leggera crescita, +0,2%.
Il lavoro nel terzo trimestre 2022: il fenomeno dei contratti a termine
In un quadro macroeconomico che dà motivi di preoccupazione, si inserisce il segno negativo dei contratti nel settore delle costruzioni, che rappresentano il 5,6% del totale e che registrano un calo tendenziale pari a -1,7%.
Da studiare è il fenomeno dei contratti di lavoro a termine, in netto aumento rispetto al 2019. Anche il confronto con il terzo trimestre 2021 mostra un incremento (pari a +19,8%) del numero dei rapporti di lavoro nella classe di durata 91-365 giorni: si tratta del 33,9% del totale dei contratti.
Un altro dato da ricordare: nel settore dei servizi, in cui è concentrato il 76,2% delle cessazioni, i rapporti giunti al termine sono cresciuti in misura maggiore rispetto agli altri settori di attività, con un incremento tendenziale dell’8,5% (pari a +187 mila unità).
Per approfondire:
https://www.istat.it/it/files//2022/12/Mercato-del-lavoro-III-trim_2022.pdf