Separando assistenza e assistenza, la voce previdenziale risulta in linea con la media europea
L’attuale spesa per le pensioni in Italia è “sostanzialmente stabile”, soprattutto per via della riforma Dini e della riforma Fornero. Lo ha dichiarato Inps in occasione dell’incontro “La natura delle entrate e delle uscite dell’Inps in rapporto alla dimensione previdenziale e assistenziale delle prestazioni”, svoltosi il 16 dicembre a palazzo Wedekind a Roma.
Nel 2023 la spesa per le pensioni è stata di 317 miliardi, pari al 15,2% del Pil. Se si escludono, però, le prestazioni assistenziali (non basate sui contributi), quelle legate al rispetto di soglie di reddito (come per esempio, la quattordicesima ai pensionati) nonché le ritenute fiscali su tutti i trattamenti, la spesa sarebbe di 249 miliardi, pari all’11,9% del Pil. La spesa pensionistica al netto delle ritenute fiscali in rapporto al Pil è comunque superiore a quella registrata nel 2019, prima della pandemia (11,8%).
Come ha osservato Emilio Didonè in un comunicato stampa, considerare insieme o separate le voci dell’assistenza e della previdenza è discriminante, in modo particolare quando si fa un confronto con gli altri paesi europei. La media europea della spesa pensionistica, infatti, non è lontana dalla nostra:
Chiediamo ancora una volta che la Commissione di studio istituzionale chiamata a decidere su questo tema tanto spinoso, arrivi alle nostre stesse considerazioni per fare piena chiarezza evitando di generare confusione soprattutto in seno all’Europa, col rischio di imporre tagli delle pensioni che si rivelerebbero totalmente ingiustificati alla luce del fatto che la spesa pensionistica di natura previdenziale nel 2022 è stata del 12,9%, dato più che in linea con la media Ue del 12,6 per cento.