La Giornata della memoria, 27 gennaio 2024

Giornata della memoria 2024

Il comunicato a cura del Coordinamento politiche di genere di Fnp Milano Metropoli

Conoscere per poi ricordare è importante, è essenziale per non ripetere gli stessi sbagli, per condividere i dolori, le vite di donne e uomini che ci hanno preceduti. È per questo che sono così importanti i testimoni sopravvissuti ai campi di concentramento. Testimoni malgrado loro, perché ricordare e narrare quanto hanno subito è per loro molto doloroso. E allora noi non possiamo, non dobbiamo dimenticare le migliaia di uomini e donne che sono stati deportati nei campi di concentramento dove hanno trovato la morte bambini, donne, uomini, famiglie intere.

Migliaia furono le donne, anche italiane, deportate nel campo di Ravensbrück, giovani o vecchie, comuniste, sindacaliste, ebree. Testimoni di Geova e Rom, donne che non erano per nascita o per scelta fasciste. Ravensbrück infatti fu un campo di sole donne, che dovevano lavorare per le fabbriche tedesche, trattate come schiave, senza alcuna dignità, percosse e alcune volte stuprate.
Il campo di Ravensbrück fornì anche il 70% delle donne impiegate come prostitute nei bordelli interni di altri campi di concentramento. Inoltre dal 1942 iniziarono i criminali esperimenti “medici” sulle donne internate.

Da queste donne possiamo imparare anche oggi, anche noi, che si può e si deve resistere e essere coerenti con i propri valori e se saremo in tante e tanti a farlo, allora potremo sperare che i campi di sterminio non si ripetano mai più in nessun tempo e in nessun luogo.

Raccontava Lidia Beccaria Rolfi:

“Sono di estrazione contadina, ultima di cinque fratelli. Sono nata a Mondovì, nel 1925. Le prime parole che ho imparato a scrivere sono state “Eia, eia, eia, alalà”. Ricordo di non essere riuscita a convincere mia madre a donare la fede d’oro per il Duce e di essermi sentita una piccola italiana di serie B. A lei non interessava niente del fascismo e ha sempre rifiutato la tessera di Massaia rurale”.

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