Giovani che non studiano e non lavorano: Triste record italiano

Italia da record in Ue, per i giovani che non studiano e non lavorano. La percentuale di Neet tra i 20 e i 34 anni resta la più alta in Europa, con quasi il doppio della media.

E’ quanto emerge dall’aggiornamento Eurostat sull’intero 2018. Anno che ha visto la quota scendere al 28,9% dal 29,5% dell’anno precedente. Segue la Grecia (26,8%). Distante la sia la media dell’eurozona (17,2%) che quella Ue (16,5%). Incrociando i dati con quelli dell’Istat nella fascia 15-34 anni, il numero dei Neet supera i 3 milioni.

I tassi più bassi si ritrovano invece in Svezia (8,0%) ed Olanda (8,4%). Si tratta dei cosiddetti Neet, acronimo inglese che indica i giovani che sono fuori sia da percorsi di istruzione e formazione sia dall’attività lavorativa.

Anche prendendo a riferimento classi di età diverse il risultato sostanzialmente non cambia: all’Italia continua ad andare il primato.

Tra i 15 e i 34 anni i Neet rappresentano una fetta pari al 24,8%, per un totale che, guardando anche alla banca dati dell’Istat, supera i 3 milioni.

Sottolinea il segretario generale aggiunto della Cisl Sbarra: ”La quota di Neet è cresciuta in maniera allarmante dagli anni pre-crisi, arrivando oggi a sfiorare il 30%. Il dato è il più significativo del disagio occupazionale giovanile, molto più del tasso di disoccupazione, che viene calcolato in modo da non scorporare i ragazzi che studiano”.

Aggiunge Sbarra: ”Se a tale dato aggiungiamo che, sempre secondo i dati Eurostat il tasso di dispersione scolastica è al 14% rispetto alla media Ue del 10,6% e che l’Italia è anche al penultimo posto in Europa per numero di laureati, prima della Romania, possiamo capire come una delle cause di tale disagio vada ricercata in un sistema scolastico ed universitario penalizzato dai tagli delle risorse e dal blocco delle assunzioni e dalla totale carenza di adeguati servizi di orientamento”.

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