Il 3 gennaio 2025 sono andate in pagamento le pensioni presso Poste Italiane e gli istituti bancari. La prima mensilità del 2025, che in gennaio arriva il secondo giorno bancabile del mese, porta con sé la revisione della perequazione: quest’anno il riferimento è l’indice provvisorio dello 0,8 per cento, secondo quanto rilevato da Istat e in base al decreto interministeriale del 15 novembre scorso.
Nel cedolino della pensione di gennaio si trova poi il ricalcolo a consuntivo delle ritenute erariali relative al 2024 (Irpef e addizionale regionale e comunale a saldo) sulla base dell’ammontare complessivo delle sole prestazioni pensionistiche erogate dall’Inps. Come da prassi, in base ai conteggi può verificarsi un recupero delle differenze a debito, che avviene nei mesi di gennaio e febbraio. Per i soli pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti pensionistici fino a 18mila euro e con un conguaglio a debito di importo superiore a 100 euro, la rateazione viene estesa fino alla mensilità di novembre.
Il cedolino contiene poi l’Irpef mensile e le addizionali regionali e comunali relative al 2024. Queste trattenute sono effettuate in 11 rate nell’anno successivo a quello cui si riferiscono; le somme conguagliate verranno certificate nella Certificazione Unica 2025.
Gennaio 2025: che cosa non ha rivalutazione o trattenute
La rivalutazione in base al costo della vita riguarda solo le prestazioni pensionistiche. Assegni straordinari, isopensione, indennità di espansione, Ape sociale, non vengono rivalutati poiché non hanno natura di prestazione pensionistica.
In modo analogo, le prestazioni di invalidità civile, le pensioni o gli assegni sociali, non subiscono trattenute fiscali, come pure le prestazioni non assoggettate alla tassazione per particolari motivazioni (detassazione per residenza estera, vittime del terrorismo).
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