Emilio Didoné a “Mi manda RAI Tre”: Sulla non autosufficienza urge una normativa nazionale

Anziani non autosufficienti dimessi dall’ospedale quando avrebbero, di fatto, bisogno di cure continue.

Il problema è stato al centro della trasmissione Mi manda Rai 3, andata in onda il 14 febbraio, dalle 10 alle undici, con la partecipazione di Emilio Didonè, segretario generale Fnp Cisl Lombardia.

Salvo Sottile, giornalista conduttore di Mi manda Rai 3, ha parlato di dimissioni forzate, anziani e di residenze socioassistenziali anche con Eleonora Selvi, consigliere in Senior Italia Federanziani e con Angelo, che ha raccontato come è riuscito a evitare le dimissioni di sua mamma, invalida civile non autosufficiente.

Grazie a un’associazione sul territorio, Angelo ha scoperto che è possibile opporsi alle dimissioni dall’ospedale e da una casa di cura convenzionata, se il paziente è un anziano malato cronico non autosufficiente oppure è affetto da Alzheimer. Un volantino informativo si è rivelato una salvezza per la mamma di Angelo: opponendosi alle dimissioni, è stato possibile, per lei, il ricovero in una struttura attrezzata, prima di trovare posto in una Rsa.

Eleonora Selvi, di Federanziani, ha parlato degli anziani non autosufficienti come di un’emergenza nazionale.

Il sindacato dei pensionati lo dice da tempo e lo ha ribadito commentando la vicenda di Angelo.

Così Emilio Didonè:“I casi di dimissioni di anziani non autosufficienti si verificano ogni giorno. Pensiamo alle famiglie: ti dicono di riportare a casa una persona che ha bisogno di tutto. Ci sono figli che restano a casa dal lavoro e corrono freneticamente alla ricerca di una soluzione. In questo modo, tutto è sulle loro spalle”.

Eppure, continua Didonè: “In un sistema sanitario che funziona, con i servizi di medicina territoriale, le assistenze domiciliari, c’è il tempo di far seguire al paziente un percorso di cura e aiutare la famiglia”.

Salvo Sottile ha dato qualche numero per ricordare che cosa succede quando un anziano non è più autosufficiente e ha bisogno di cure continue, con badanti o ricoveri in strutture dedicate. 550 mila famiglie italiane hanno venduto casa o si sono indebitate per pagare l’assistenza ai loro cari.

Il costo delle residenze socioassistenziali va dai 2000 ai 3500 euro. Il carico sugli utenti dovrebbe ammontare alla metà della retta, in base alla normativa, mentre la quota restante spetta alle regioni.

Dato che, peraltro, le normative regionali sono eterogenee, si è creata una situazione “a macchia di leopardo”, ha detto Didonè, spesso a scapito dei cittadini.

Didoné ha ricordato che l’Italia non ha una legislazione a tutela delle persone che si prendono cura di un familiare malato (caregiver). Le norme e la giurisprudenza su Alzheimer, Parkinson, demenze senili sui contributi pubblici, non sono univoche.

“La politica deve prendere in carico il problema dell’autosufficienza” ha concluso Didonè. Eleonora Selvi, a inizio trasmissione, aveva ricordato che la non autosufficienza, dopo la perdita del lavoro, è una delle principali cause di impoverimento per le famiglie. Un segnale positivo è stato dato dal servizio su Il Paese ritrovato di Monza, il progetto di 8 appartamenti per malati di Alzheimer, studiato per favorire l’autonomia dei pazienti in un contesto protetto, utile a rallentare il decadimento cognitivo.

Vedi la parte di trasmissione con l’intervento di Didoné