In dieci milioni senza contratto

Al via, tra le scintille, la ripresa del confronto per la nuova stagione contrattuale.

Sono oltre dieci milioni i lavoratori, dai metalmeccanici ai dipendenti pubblici, in attesa del rinnovo del contratto nazionale.

Con due grandi scogli, ad oggi, da superare nel settore privato: la spaccatura sul contratto dell’industria alimentare 2019-2023, siglato a fine luglio da Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil con Unionfood, Ancit e AssoBirra, ovvero tre delle 14 associazioni industriali del settore; e sul contratto della sanità privata, scaduto da 14 anni.

Su quest’ultimo fronte, dopo la mancata ratifica, Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl hanno già proclamato lo sciopero nazionale del personale per mercoledì 16 settembre.

La partita generale tra Confindustria e sindacati, con il primo faccia a faccia tra le parti dopo il cambio al vertice in viale dell’Astronomia ma anche alla guida della Uil, si apre ufficialmente lunedì 7 settembre, con l”appuntamento fissato nella foresteria degli industriali tra il presidente Bonomi ed i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Furlan e Bombardieri.

Sul tavolo diversi temi: a partire dai contratti, tra il peso del contratto nazionale e di secondo livello, aumenti salariali, orari e produttività, ma ci sono anche la riforma degli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro.

La sfida è però già partita da tempo, a distanza. Cgil, Cisl e Uil spingono per il rinnovo dei contratti nazionali, considerandoli non solo un diritto per milioni di lavoratori ma anche un volano per la ripresa dei consumi e, quindi, per la crescita.

Rinnovare i contratti nazionali ”deve essere un fatto normale in un Paese moderno e civile”, rimarca la leader Cisl Furlan, per la quale invece in molti settori, a partire proprio dalla sanità privata, ”stiamo riscontrando un atteggiamento irresponsabile delle controparti”.

Il 16 settembre lo sciopero nazionale.

Nell’incontro del 7 settembre, Furlan auspica si possa fare “chiarezza e sbloccare non solo tutti i rinnovi ma anche cominciare a discutere di modernizzazione delle relazioni industriali, puntando su partecipazione dei lavoratori, formazione, tutela dei salari legata alla produttività ed alla qualità”.

Da rinnovare, tra gli altri, c’è anche il contratto dei metalmeccanici scaduto a fine 2019, tra i più corposi, che riguarda infatti circa 1,6 milioni di lavoratori: il negoziato tra le parti, Federmeccanica e Assistal con Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, riprenderà il 16 settembre.

Nella Pa, invece, l’ultimo contratto dei dipendenti pubblici è stato firmato dopo un blocco di dieci anni ma è già scaduto.

Deve essere rinnovato per il triennio 2019-2021 e per ora con le leggi di Bilancio che si sono succedute sono stati stanziati 3,4 miliardi di euro. Per l’Aran ciò porterebbe ad aumenti di 100 euro.

Una cifra che non basta per i sindacati, che puntano a 120-125 euro.

Bisognerà vedere se la prossima manovra stanzierà ulteriori risorse.

Ma non è solo la parte economica a tenere banco: c’è da regolare anche lo smartworking e tutto ciò che ne consegue, dalla disciplina dei buoni pasto alla disconessione.

Un capitolo che riguarda anche il settore privato, dove pure con l’emergenza Covid ed il lockdown il ricorso al ”lavoro agile” è esploso. Tema su cui presto si aprirà il confronto.

A Palazzo Vidoni già dalla prossima settimana dovrebbero partire i primi incontri tecnici con i sindacati, mentre la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, avvierà la discussione con le parti sociali il 24 settembre. G.G

Articolo da Conquiste del Lavoro