Sviluppo, lavoro, salute, uguaglianza sociale: Il decalogo della CISL per la ripartenza

“La pandemia, come una moderna apocalisse, ha alzato il velo su molti dilemmi, rimossi o accantonati, che hanno direttamente a che fare con i valori e i fini dei nostri modelli di economia, di società, di convivenza e con il senso stesso del nostro futuro. Una lezione drammatica sulla quale bisogna riflettere“

Inizia così il lungo documento dal titolo: “Oltre la pandemia, un decalogo per la ripartenza” nel quale la CISL, dopo un’analisi accurata della situazione sanitaria, sociale ed economica, definisce una serie di proposte per la ripresa e per l’avvio di un nuovo modello di relazioni industriali basato su concertazione e partecipazione.

Il documento così prosegue:

“Dall’origine della pandemia che non è priva di rapporti col nostro modello di crescita che depreda illimitatamente le risorse della Terra e distrugge gli ecosistemi; al ritorno della centralità dello Stato, del bilancio pubblico, della dimensione collettiva per affrontare le devastanti ricadute economiche e sociali del virus, dopo decenni di retorica celebrativa dei poteri di autoregolazione e di auto generazione del mercato unite a sollecitazioni a privatizzare tutto il privatizzabile; al riconoscimento che i diritti e le tutele del lavoro, i sistemi di welfare, a partire dalla sanità, lungi dall’essere un costo da tagliare per competere meglio, sono decisivi per contrastare il contagio, ridurre o annullare il blocco delle produzioni preservando il lavoro in condizioni di assoluta sicurezza, difendere le condizioni di occupazione, di reddito, di benessere conquistati.

La pandemia ha, altresì, messo a nudo i limiti strutturali dell’economia del nostro Paese: bassa produttività media totale, bassi salari, caduta degli investimenti, crescita costante delle diseguaglianze, mancanza di adeguate tutele della salute e della sicurezza sul lavoro, storici ed insuperati squilibri fra Centro-Nord e Mezzogiorno, emigrazione crescente dei giovani, in gran parte laureati e diplomati, povertà in elevata espansione. Un modello di economia che oscilla, da oltre un decennio, fra stagnazione e recessione e che non riesce a reggere sviluppo, occupazione, reddito, coesione sociale, benessere, prospettive certe di futuro per l’intero paese.”

Un ampio spazio del documento è dedicato alla salute e alla necessità di rafforzare e riportare ad unità il sistema sanitario italiano:

“Va riaffermato un ruolo forte dello Stato a garanzia e a tutela del diritto costituzionale alla salute e per la determinazione dei livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni, che vanno garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale tramite una rete di servizi pubblici forte, strutturata e capillarmente diffusa.

L’attacco pandemico ha piegato, nelle regioni a maggior impatto, il nostro Servizio Sanitario Nazionale indebolito da costanti tagli ai finanziamenti (oltre 35 mld €) che hanno ridotto personale sanitario, servizi, prestazioni.

La repentina ed obbligata inversione di tendenza del Governo è benvenuta ma, ancora, ampiamente insufficiente.

È indifferibile continuare il rafforzamento degli organici (medici e personale sanitario); delle reti di assistenza territoriale pubblica ed in regime convenzionato; aumentare decisamente i posti letto, soprattutto nelle terapie intensive; incrementare l’acquisto di dispositivi medici e di protezione individuale.

Si tratta di dare solida stabilità strutturale alla risposta emergenziale, di dimensionare l’intero sistema sulla virulenza dimostrata dalla pandemia, di separare ospedali Covid e non Covid, di rafforzare la medicina di base, la cura e l’assistenza primaria prima e dopo il ricovero ospedaliero e la rete integrata di servizi e prestazioni territoriali, di salvaguardare il diritto costituzionale alla salute ed il modello di sanità universale sull’intero territorio nazionale, superando le persistenti diseguaglianze regionali e territoriali.”

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