Il Corona Virus in Lombardia: problemi, difficoltà e errori

Una dura presa di posizione del Coordinamento Sanità della CISL di Milano Metropoli

Il triste primato lombardo: Pochi tamponi e medicina territoriale carente, è così che la malattia ha superato ogni altra regione italiana

Pubblichiamo il documento integrale del Coordinamento Sanità della CISL di Milano Metropoli, composto, oltre che dalla confederazione, da: FNP (pensionati), FP (funzione pubblica) e CISL Medici. Vengono analizzati i problemi legati alla pandemia nel territorio milanese e il ruolo della ATS con la quale il sindacato ha inutilmente cercato un dialogo

Il drammatico periodo, che non è ancora alle nostre spalle, di contagi e di decessi da Covid – 19 ha una volta di più evidenziato tutte le debolezze del sistema sanitario lombardo, in particolare per quanto riguarda la sanità territoriale.

Gli ultimi dati forniti da ISTAT e Istituto Superiore di Sanità, per ora fermi alla fine di marzo, evidenziano come la nostra regione sia stata quella non solo più colpita dal virus, ma anche quella che ha vissuto le conseguenze più drammatiche.

I decessi tra febbraio e fine marzo in Lombardia sono quasi triplicati (+186%) rispetto a quelli dello stesso periodo della media dei cinque anni precedenti.

Nessuna regione del centro nord, tutte colpite pesantemente dal virus, ha un tasso di mortalità così alto.

In Veneto, dove a febbraio si era verificato il primo focolaio simile a quello che negli stessi giorni era scoppiato a Codogno in Lombardia, a fine marzo si registrava un aumento di mortalità del 24%, in Emilia Romagna del 70%, in Liguria del 50%, in Trentino del 65%.

Differenze così marcate non possono essere attribuite soltanto a fattori casuali o non controllabili o addirittura naturali.

E nemmeno a una meno valida capacità di cura negli ospedali che, in Lombardia, sono in massima parte delle eccellenze, con medici e personale sanitario che in questi mesi si è prodigato in modo eccezionale, spesso senza tutti gli strumenti di prevenzione necessari, pagando con contagi e lutti il proprio impegno.

Le cause vanno invece ricercate nella capacità complessiva del sistema di tenere sotto controllo lo sviluppo della malattia e di dimostrarsi efficace nel contrasto al virus.

Da un’altra ricerca pubblicata nelle scorse settimane sui quotidiani nazionali si evinceva che la Lombardia registrava il triste primato dei decessi a livello nazionale, il 51% del totale, un numero di contagiati riconosciuti del 36% e un numero di tamponi effettuati del 19%, sempre in rapporto ai dati nazionali.

È evidente che la capacità di tracciamento del sistema sanitario lombardo si è dimostrato molto meno efficace di quello di altre regioni contigue.

Meno tamponi ha anche significato una sotto stima del numero reale dei contagiati, sintomatici e asintomatici e, come risultato, una minore capacità di affrontare per tempo il male e di prevenire la diffusione del contagio.

Le conseguenze si sono viste sul territorio, soprattutto tra i soggetti più fragili, in particolare nelle RSA e nelle altre strutture protette, nelle quali si sono ritardati i tamponi anche quando la malattia ha cominciato a fare le prime vittime, non tracciando, non isolando adeguatamente i contagiati, non prevenendo.

Non conosciamo i dati complessivi del numero di morti per covid 19 nelle case di cura, proprio perché in gran parte non sono stati registrati, ma sappiamo che la mortalità rispetto agli anni precedenti è aumentata vertiginosamente, fino a triplicare o a quadruplicare nei casi estremi.

ATS sostiene che la mortalità tra gli anziani delle RSA non è dissimile a quella registrata nel territorio.

Una ragione di più per preoccuparsi.

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