Come contrastare la violenza economica sulle donne. Il ruolo dell’innovazione

Molte domande e risposte su questo tema hanno affrontato esperti dell’ASVIS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il 29 settembre scorso durante il Festival della Sostenibilità.

Un’analisi a tutto campo sugli aspetti giuridici, economici, finanziari che ostacolano le pari opportunità economiche tra donne e uomini al lavoro, in famiglia, nella cura degli affetti.

Al mondo si perdono ben 140 trilioni di euro per la mancata partecipazione delle donne al mondo del lavoro.

E con Covid 19 la situazione peggiora ancora di più.

Sono più le donne degli uomini che con la pandemia hanno perso il posto di lavoro o non lo cercano neppure più. Il divario è arrivato al 44% ci dice Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Le donne guadagnano meno perché su di loro grava ancora l’impegno della casa, dei figli e della cura dei famigliari, quindi optano per lavori a tempo determinato, lavorano meno ore, salario più basso e sono maggiormente esposte a disoccupazione nelle situazioni di crisi aziendale.

Le ragioni oltre ad essere economiche sono anche culturali, dovute al ruolo che ancora oggi atavici stereotipi le relegano socialmente: su di loro ricade il peso del lavoro domestico e di cura, ancora troppi pochi uomini le aiutano.

Le donne accettano stipendi più bassi per usufruire della flessibilità lavorativa.

Quando entrano nel mercato del lavoro lo fanno perciò in debolezza, a parità di lavoro guadagnano meno degli uomini e se poi subiscono violenze a casa o al lavoro difficilmente trovano sostegni adeguati.

Quando sono costrette ad abbandonare la casa e il compagno violento per proteggere i figli , la situazione diventa ancora più grave, mancano presidi sociali, percorsi di sostegno come case protette, congedi, servizi sociali, assegni di sostentamento.

I luoghi di lavoro, invece, potrebbero diventare luoghi “sentinella” di fronte a queste situazioni, luoghi dove ci si può accorgere di cambiamenti di comportamento e richieste di aiuto, anche non esplicite, e intervenire senza protrarre situazioni a soluzioni tragiche come quelle a cui troppo spesso stiamo assistendo.

Occorrono presidi adeguati, suggerisce Cecilia Guerra, protocolli aziendali con funzioni di prevenzione che il MISE sollecita sia nel privato che nel pubblico. 

Sfruttando le risorse del Ricovery Plan, il MISE sollecita le aziende pubbliche e private ad attivare sportelli di ascolto, Contact Point, l’uso dei congedi per vittime di violenza appena approvato dal governo.

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Di Nadia Bertin