Il numero 14 di Dica 32 spiega il modello della struttura così come definito dalla normativa regionale
La Cot, Centrale operativa territoriale, riuscirà a rendere più efficiente e fluida l’offerta di servizi sanitari in loco per i malati cronici e i pazienti fragili? In attesa di vedere gli sviluppi effettivi della riforma sanitaria regionale, il numero 14 di Dica 32, il foglio informativo a cura di Cisl Lombardia, approfondisce il tema spiegando, nel dettaglio, come funziona la Centrale operativa territoriale, sulla base della Direttiva 2588, del 21.06.24.
Nel pdf, che si può consultare e scaricare dal link in calce all’articolo, Cisl Lombardia specifica quale è il modello “a tendere”, della Cot, cioè che cosa dovrebbe diventare nella fase matura del percorso, e quale forma, invece, assumerebbe in una fase iniziale.
In tutti e due i casi, il ruolo della Cot è invece, di mettere in collegamento i professionisti che ruotano attorno al paziente, dal medico di base all’ospedale, perché si realizzi un’assistenza coordinata del malato.
Come funziona la Cot
In una prima fase la Cot può gestire la dimissione protetta, dall’ospedale per acuti verso strutture e servizi di riabilitazioni. La Cot può anche attivare percorsi di assistenza a casa del paziente.
In una seconda fase, la Centrale operativa territoriale coordinerà in modo più ampio la transizione del paziente fragile verso i servizi sul territorio, occupandosi anche di monitorare il percorso di cura.
Fra i professionisti che possono attivare la Cot, rientrano i medici di base; gli operatori dei Punti Unici di Accesso (PUA); i professionisti sanitari nei servizi distrettuali; le strutture di ricovero e ambulatoriali, ma anche gli operatori della rete dell’emergenza urgenza pre-ospedaliera; il personale operante nei servizi sociali di ambito; il personale degli enti gestori di cure domiciliari, delle strutture di cure intermedie e riabilitative, residenziali e semiresidenziali.