Censimento Istat: in Italia sempre più anziani e meno bambini. La pandemia ha accentuato il calo

Nell’articolo di Ilaria Storti su Conquiste del lavoro, i dati del 2020 confrontati con il censimento 2019: è recessione demografica

Il Censimento Istat del 2020, i cui dati sono stati annunciati ieri, 9 dicembre, mostra netti segnali di quella che Conquiste del Lavoro definisce piena recessione demografica. Nella foto di copertina, i grafici, tratti dal comunicato Istat, evidenziano gli effetti del calo demografico sull’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni, e il numero di anziani per bambino.
Riportiamo integralmente l’articolo pubblicato il 9 dicembre su Conquiste del Lavoro, a firma di di Ilaria Storti.

“In Paese è in piena ripresa, il Pil cresce più di quello degli altri big della Ue, ma sul fronte demografico siamo ancora in piena recessione. E la pandemia Covid-19 ha accentuato questa tendenza: il decremento di popolazione registrato tra l’inizio e la fine dell’anno 2020 risente di questo effetto. A rilanciare l’ennesimo allarme sul tema è il “Censimento della popolazione e dinamica demografica – anno 2020”, curato dall’Istat. Il diverso impatto che l’epidemia da Covid-19 ha avuto sulla mortalità nei territori – maggiore al Nord rispetto al Mezzogiorno – e la contrazione dei trasferimenti di residenza spiegano la geografia delle variazioni dovute alla dinamica demografica.

Al 31 dicembre 2020, data di riferimento della terza edizione del Censimento permanente, la popolazione in Italia conta 59.236.213 residenti, in calo dello 0,7% rispetto al 2019. Si tratta di ben 405.275 individui. L’Istituto di statistica spiega che “questo calo è attribuibile prevalentemente alla dinamica demografica tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2020: infatti, il saldo dovuto al movimento demografico totale (saldo naturale più migratorio), desumibile dalle fonti anagrafiche, ha fatto registrare 362.507 unità in meno”.

La “crisi” demografica è particolarmente accentuata al Sud. Anche questa non è una novità, essendo lo spopolamento legato non solo alla denatalità ma anche all’emigrazione. L’ammontare di popolazione al 31 dicembre 2020, spiega l’Istat, è inferiore a quello del 2019 in tutte le Regioni, in particolare nel Mezzogiorno (-1,2% nell’Italia Meridionale e -1% nelle Isole). Quasi ovunque, a eccezione delle province autonome di Bolzano e di Trento, a determinare la diminuzione è soprattutto la dinamica demografica recessiva del 2020. Tutte le regioni registrano una contrazione di popolazione residente ad eccezione della Toscana. I cali maggiori si osservano in regioni meridionali: in Molise il saldo è meno 2,1%, in Calabria meno 1,8%, in Campania meno 1,5% e in Sardegna meno 1,3%.

A compensare la recessione demografica italiana non basta più, ormai, l’arrivo di migranti dall’estero. Al 31 dicembre 2020 gli stranieri censiti sono 5.171.894; 132.257 in più dell’anno precedente”.

Ilaria Storti