Caporalato a Milano: allarme della Filca Cisl

caporalato a Milano

Dietro il boom edilizio della metropoli, lo sfruttamento si muove sui canali social

Il caporalato a Milano è l’altra faccia della medaglia dell’edilizia, un settore in pieno fermento in Lombardia. Due articoli sui quotidiani, Il Fatto Quotidiano del 22 agosto e Il Giorno del 26, riportano l’allarme della Filca Cisl, per voce del segretario generale milanese Alem Gracic. Secondo quanto risulta alla Filca Cisl Milano, il 60 per cento degli edili trova un’occupazione grazie a intermediari, con metodi informali. In pratica, i caporali trovano i loro contatti, per lo più stranieri, sui social e li fanno assumere, anche con contratti regolari. La Cassa edile di Milano, presso la quale è necessario iscriversi per lavorare in regola, registra il 70 per cento di nuovi ingressi fra persone di origine egiziana.
L’accordo per poter lavorare, però, è un altro. Gli intermediari chiedono ai neoassunti una parcella di 500/600 euro al mese, come fosse un ringraziamento o una “restituzione”, perché il padrone avrebbe “pagato troppo”.

Caporalato a Milano: le insidie

Più di un’insidia si nasconde dietro al “caporalato 4.0”, come è stato definito dalla stampa. Il reclutamento dai gruppi Whatsapp, da Telegram o tramite il passaparola è difficile da rilevare. Gli intermediari prediligono coloro che hanno in Italia familiari e conoscenti in comunità allargate e si riservano di screditarli, di fronte a parenti e amici, se si rifiutano di pagare.
I lavoratori, gravati dal debito che hanno contratto per venire in Italia, si trovano in condizioni di necessità e non conoscono le leggi che regolano il lavoro nel nostro Paese. Ancorché in presenza di un contratto regolare, il fenomeno del caporalato emerge con difficoltà e le denunce sono limitate.

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