Un anziano di 72 anni, Giovanni D.S., è stato trovato morto nel suo appartamento in via Fleming, una casa popolare del Comune di Milano gestita da Mm.
I vicini, insospettiti dal forte odore che proveniva dall’appartamento, hanno chiamato i soccorsi, ma quando i vigili del fuoco sono riusciti a entrare in casa hanno trovato il cadavere dell’anziano in avanzato stato di decomposizione.
L’abitazione era sporca e in disordine e tra i tanti documenti lasciati in giro ce n’era anche uno che attestava le recenti dimissioni dell’anziano dall’ospedale San Carlo per diverse patologie e un referto con l’indicazione della positività al coronavirus.
Da qui l’intervento anche dei carabinieri e del 118, attrezzati con tutti i dispositivi anti contagio.
La vicenda, che solleva interrogativi sulla capacità della medicina territoriale di monitorare e assistere persone positive al covid 19 che vivono sole, è stata raccontata dal “Corriere della sera”.
L’anziano dopo le dimissioni dall’ospedale, è rimasto chiuso in casa, da solo, non aveva parenti o amici.
I vicini lo hanno visto per l’ultima volta alla fine di luglio.
Le autorità dovranno ora capire come l’uomo, che era seguito anche dai servizi sociali del Comune, sia stato “perso” dalla rete dell’assistenza nonostante fosse noto che avesse contratto il corona virus.
“Eppure la solitudine non viene ancora considerata come dovrebbe: ossia un male pericoloso.” Così commenta il fatto il segretario generale della FNP lombarda Emilio Didoné.
“Ci sforziamo di combattere fumo, alcol, droga e gioco d’azzardo per i mali fisici e mentali che possono produrre ma trascuriamo il male oscuro della solitudine, una vera e propria piaga sociale dei nostri tempi che colpisce anziani e non.
Ma in casi eclatanti come questo viene spontanea una domanda: per quale motivo non è stato preso in carico dalle reti sociali e sanitarie dopo un lungo ricovero Covid in un ospedale milanese? Perché nessun sistema di controllo si è attivato? Dove era la medicina territoriale?”