Allarme dell’ISTAT. Due milioni di persone rinunciano a curarsi

La crisi che colpisce le famiglie inevitabilmente pesa, e molto, su esigenze fondamentali come quelle delle cure sanitarie.

La rinuncia a visite o accertamenti specialistici, per problemi di liste di attesa – fa sapere l’Istat – riguarda circa 2 milioni di persone, (3,3% dell’intera popolazione), mentre sono oltre 4 milioni le persone che rinunciano del tutto per motivi economici (6,8%).

Secondo il presidente dell’istituto Gian Carlo Balngiardo, in audizione in Commissione Affari Sociali alla Camera: “L’andamento della spesa osservato nel corso degli ultimi anni mette in luce come le famiglie si facciano carico, in misura maggiore di quanto avveniva in passato, della spesa per l’assistenza sanitaria. Si tratta di un dato che induce qualche preoccupazione visto che le famiglie, in caso di necessità, potrebbero dover rinunciare alle cure non offerte dal settore pubblico o ritardarle a causa di lunghe file d’attesa”

Nel 2017 circa il 75% delle persone ha effettuato l’ultimo esame o accertamento specialistico nel SSN (circa il 41% con pagamento del ticket, il restante senza onere di spesa), il 21% lo ha effettuato pagando per intero la prestazione e il 4% ha sostenuto la spesa con un rimborso parziale o totale dell’assicurazione privata-aziendale. Per quanto riguarda le visite, il 59,2% delle persone ha effettuato l’ultima visita specialistica nel SSN (il 32,7% pagando un ticket, il restante senza onere di spesa), il 35,8% ha pagato per intero la visita e il 5% ha sostenuto la spesa con un rimborso parziale o totale dell’assicurazione privata-aziendale.

La rinuncia per liste di attesa in particolare “raggiunge quasi il 5% tra gli adulti di 45-64 anni e si attesta al 4,4% tra gli anziani di 65 anni e oltre. Sono forti le differenze territoriali tra Nord e Centro-Sud. La percentuale più bassa delle rinunce si rileva, infatti, nel Nord-est (2,2%) e la più elevata nelle Isole (4,3%)”. Mentre tra quanti dichiarano risorse economiche scarse o insufficienti la rinuncia alle prestazioni specialistiche è complessivamente pari al 5,2% a fronte dell’1,9% tra chi dichiara risorse familiari ottime o adeguate.

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