Al via l’Assemblea Nazionale Organizzativa. La CISL riparte dal basso

Cambiare il sindacato, per cambiare il modello sociale del Paese. È un obiettivo ambizioso quello che la Cisl torna a darsi nel giorno dell’avvio della Conferenza nazionale, tanto più in un’epoca scandita dalle disuguaglianze, dalle paure, dall’isolamento, da elementi di regressione della democrazia.

Per questo, spiega Annamaria Furlan, la Conferenza è stata aperta da un video che mostra la “quotidianità difficile di tantissime persone, in carne e ossa, lontana anni luce dagli equilibrismi dialettici della politica che non governa, non programma, non scommette sul futuro, e si diletta nel gioco degli zero virgola”.

Sono le periferie abbandonate dallo Stato – dice la segretaria generale Cisl -, dalla legalità e dalla speranza nelle quali si sopravvive arrangiandosi; sono le periferie dell’esistenza di chi ha un lavoro deprezzato, sfruttato, sottopagato e di chi il lavoro non ce l’ha ed è costretto a rivolgersi all’economia illegale; sono le periferie dei viaggi della speranza per curarsi o per cercare futuro e lavoro altrove. Le periferie della dignità negata e della cittadinanza negata”.

Periferie dove non c’è un “prima noi”, perché non c’è “nulla da dividere”.

Di fronte a questa realtà il silenzio non è un’opzione. “Noi ci siamoscandisce Furlan – come recita il titolo della nostra conferenza che non è uno slogan, ma una promessa. Lotteremo concretamente per cambiare questa situazione e dare una prospettiva nuova al nostro paese tutto intero, per una nuova stagione d’inclusione, di diritti di cittadinanza, di solidarietà e di lavoro”.

Per esserci, Via Po ha deciso di innovar anche la propria organizzazione, attraverso tre leve: integrazione ottimale delle tutele e dei servizi del sistema Cisl; potenziamento di tutte le articolazioni della prima linea; valorizzazione della intelligenza collettiva del sindacato.

La strategia da seguire, spiega la leader cislina, è quella della sostenibilità. Seguire un modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile e di inclusione sociale.

A Furlan basta ricordare alcuni dati per spiegare l’imprescindibilità dello sviluppo sostenibile: a giugno 2018 il 5% più ricco della popolazione italiana possedeva un patrimonio pari a quello del 90% più povero, il 20% più ricco possiede una ricchezza patrimoniale pari al 72% del totale. “La polarizzazione – denuncia la segretaria generale – è in crescita costante, lo stato sociale fatica inevitabilmente a mantenersi, il potere si concentra, il lavoro si svaluta e le periferie esistenziali si allargano”.

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