Lavorare in Atm a Milano non è più un sogno

Metropolitana

L’azienda dei trasporti fatica a trovare personale

Lavorare in Atm a Milano è meno gratificante rispetto ad alcuni decenni fa. Svolgere la professione dell’autista Atm, ma anche assumere gli incarichi di chi lavora in stazione non è più un’ambizione per i milanesi. Dai riscontri di Fit Cisl Lombardia, emerge uno spaccato di una metropoli diventata, negli anni, sempre più selettiva. L’azienda dei trasporti fa fatica a completare l’organico e, a volte, accade che chi accetta un incarico finisce poi per abbandonarlo.
Nel 2023 i dipendenti Atm, secondo la relazione al bilancio, erano 10.331, contro i 10.468 del 2021. Le nuove assunzioni non compensano il numero di chi si ritira perché va in pensione o si dimette: “l’anno scorso il tasso di turnover in entrata è stato del 5,8%, quello in uscita del 7,2%”, scrive Mauro Cereda su Le Conquiste del Lavoro.

Milano, una città sempre più cara

Circa 1500 euro al mese è lo stipendio di chi lavora in Atm: una cifra che contrasta con i numeri di una Milano costosa, nei prezzi degli affitti, dei mutui per le case e del carrello della spesa. Solo pochi mesi fa, una ricerca a cura di Cisl Milano Metropoli confermava che vivere nel capoluogo lombardo è oneroso, non solo per chi ha i redditi più bassi ma anche per i cedi medi.
A incidere sulla scarsa attrattività di un impiego in Atm ci sono, secondo la Fit Cisl, i turni e le condizioni di lavoro, lo stress correlato, i rischi percepiti per la sicurezza, in un periodo in cui aumentano le aggressioni verbali e fisiche al personale da parte dei passeggeri.
Per la Fit Cisl sarebbe utile sviluppare un nuovo modello di turnazione, al posto dell’attuale e aggiornare alcuni aspetti della normativa, che risalgono addirittura agli anni Trenta.

Per approfondire:

Dimissioni all’Atm: stipendi troppo bassi – Conquiste del Lavoro