Come cambia la contrattazione sociale

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Un seminario dedicato si è svolto a Roma il 17 aprile

Come cambia la contrattazione sociale, quali sono gli obiettivi e le strategie da seguire con le istituzioni? A queste tematiche è stato dedicato il seminario, a cura di Cisl e Fnp, dal titolo “Contrattazione sociale e sviluppo sostenibile: impulsi all’azione”, che si è svolto a Roma pochi giorni fa, il 17 aprile, al Centro congressi Cavour.

La negoziazione, un’attività centrale e distintiva per la storia della Cisl, è stata oggetto di riflessione di esperti come Rosangela Lodigiani, sociologa Università Cattolica del Sacro Cuore, Egidio Riva, sociologo Università degli Studi Milano-Bicocca, Massimiliano Colombi, sociologo Nomisma. Coordinati da Alessandro Geria, responsabile Politiche Sociali Cisl Nazionale, gli esperti hanno dialogato con Sauro Rossi, segretario confederale Cisl e con Emilio Didonè, segretario generale Fnp Cisl. All’iniziativa hanno partecipato in molti dalla Cisl e dalla Fnp.

Contrattazione sociale e sviluppo sostenibile: impulsi all’azione

È stato Sauro Rossi, nella sua relazione introduttiva, a sottolineare quanto la Fnp abbia lavorato e lavori nella contrattazione territoriale. Rossi ha osservato che la negoziazione locale è sempre legata ad un progetto politico di matrice confederale. La contrattazione è oggi possibile su più livelli, da quella nazionale sino al dialogo con enti e interlocutori locali.

Emilio Didonè ha dato qualche numero: 6.516 accordi sottoscritti dal 2013 al 2019, 1.820 accordi dal 2020 al 2023, nel periodo interessato dai lockdown e dalla pandemia. La Fnp, ha detto Didonè, continua essere la prima categoria Cisl nell’attività concertativa sociale, avendo sottoscritto complessivamente 1.238 pari al 68% dei 1.820 accordi finora registrati.

La contrattazione sociale, oggi, affronta molte sfide aperte, nei contenuti e nelle strategie, ma resta uno degli obiettivi portanti per il sindacato. Sul territorio, sempre Didonè ha ricordato che dei 221,1 miliardi del Pnrr, 87,4 (più di un terzo) sono gestiti direttamente dagli enti locali e quasi la metà di queste risorse sono destinate a iniziative per rafforzare i servizi sociali, la rigenerazione urbana e il potenziamento della sanità territoriale: la messa in atto di questi progetti deve diventare oggetto di confronto sindacale.