Rapporto Istat 2023: l’invecchiamento ha effetti negativi sul Pil

I numeri confermano l’insufficiente ricambio generazionale

Il rapporto Istat 2023 è stato presentato venerdì 7 luglio. L’indagine periodica sulla situazione economica e sociale del Paese conferma, per quanto riguarda l’età della popolazione, una tendenza nota. Il calo demografico continua: nel primo quadrimestre 2023 le nascite (118mila unità) continuano a diminuire: -1,1 per cento sul 2022, -10,7 per cento sul 2019. In un circolo vizioso, il fenomeno è dovuto, per l’80 per cento, al fatto che ci sono meno donne in età fertile, cioè tra i 15 e i 49 anni di età. Conta, però, per il 20 per cento, il fatto che le famiglie tendono ad avere meno figli. Nel 2019 la media era di 1,27 figli per donna del 2019; nel 2022 è scesa al 1,24.

Nel comunicato, Istat osserva che l’invecchiamento è destinato ad accentuarsi nei prossimi anni e avrà effetti negativi sul tasso di crescita del Pil pro capite. L’insufficiente ricambio generazionale potrebbe essere compensato da una maggiore valorizzazione delle nuove generazioni, ma anche in questo caso non ci sono buone notizie. Ilaria Storti, su Conquiste del lavoro, sintetizza il quadro con il titolo “L’Italia sta invecchiando, male”.

Rapporto Istat 2023: puntare di più sui giovani

Sempre la nota Istat sottolinea, infatti, che gli indicatori sul benessere dei giovani in Italia sono però ai livelli più bassi in Europa.
Alcuni esempi? L’Italia spende per le prestazioni sociali erogate alle famiglie e ai minori una quota rispetto al Pil molto esigua, pari all’1,2 per cento a fronte del 2,5 per cento della Francia e del 3,7 per cento della Germania. La copertura dei posti disponibili nelle strutture educative per la prima infanzia (0-2 anni) rispetto ai bambini residenti è pari al 28 per cento, ancora inferiore al target europeo del 33 per cento da raggiungere entro il 2010 e molto lontana dal nuovo target del 50 per cento entro il 2030.

Inoltre, c’è un’insufficiente capacità di scuola e servizi di far crescere l’ascensore sociale. Si chiama “trappola della povertà” ed è un fenomeno più forte in Italia rispetto ad altri paesi europei. Quasi un terzo degli adulti (25-49 anni) a rischio di povertà proviene da famiglie che, quando erano ragazzi di 14 anni, versavano in una cattiva condizione finanziaria.

Per approfondire:

https://www.istat.it/it/files//2023/07/PILLOLE-RAPANN-2023.pdf

http://www.conquistedellavoro.it/l-italia-sta-invecchiando-male-1.3153109