Studi scientifici sulle nuove varianti covid. Non abbassare la guardia della prevenzione

Il Covid sta producendo una serie di varianti che sono in continua evoluzione.

Attualmente sono quattro quelle considerate predominanti:  Variante Alfa identificata per la prima volta nel Regno Unito. 

Variante Beta identificata in Sud Africa.  Variante Gamma con origine in Brasile. 

Variante Delta rilevata per la prima volta in India.

Proprio quest’ultima è quella che sta maggiormente preoccupando gli esperti, vista la sua veloce diffusione.

Nel Regno Unito, dove è alta la percentuale di famiglie di origine indiana, infatti, il 90 % dei nuovi casi di coronavirus è ascrivibile alla variante indiana, con una contagiosità che risulta essere tra il 40% e il 60% maggiore rispetto a quella inglese, che a sua volta era il 50% più trasmissibile rispetto a quello originario del Sars-CoV-2.

In Italia, secondo i dati presentati dall’Istituto Superiore di Sanità, questa variante è presente in un numero esiguo di casi ( sotto 1%), tuttavia cresce l’allerta e nuovi casi si stanno registrando in varie Regioni: Lombardia (81), Veneto (50), Sardegna (12), Puglia (10) Alto Adige (1), a cui si aggiungono 10 migranti provenienti dal Bangladesh e sbarcati a Lampedusa.

L’Unione Europea, attraverso il Centro europeo di Controllo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), per evitare una diffusione della variante indiana, sollecita tutti i Paesi Europei a un maggior monitoraggio e ci ha chiesto di aumentare i test in laboratorio portando l’attuale sequenziamento dallo 0,7% dei tamponi positivi a almeno il 5%. 

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