Sanità da cambiare in Lombardia partendo dal territorio

Le riflessioni di Emilio Didoné Segretario Generale FNP Lombardia

La riflessione sulla bozza di riforma presentata dall’assessore Moratti. Da chiarire i rapporti tra pubblico e privato, la definizione dei territori, i compiti affidati a Ats e Asst

Emilio Didonè interviene sulla riforma sanitaria della Lombardia. Nella nota stampa diffusa oggi, giovedì 10 giugno, il segretario generale Fnp Cisl Lombardia commenta la bozza di riforma che Letizia Moratti, assessore al Welfare di regione Lombardia, ha presentato di recente.

Didonè sottolinea che sul tavolo restano aperti ancora molti problemi: “il progetto fa nascere nuovi dubbi sulla bontà dell’idea e su quanto la parte pubblica della sanità lombarda e soprattutto la ricaduta sul territorio  o meglio, il ritorno sul territorio di quanto la riforma precedente aveva tolto,  sarà effettiva e quanto di questo andrà a scapito di una sanità privata, che ha mostrato tutte le lacune di un sistema incapace di intervenire su un’emergenza quale quella che abbiamo appena vissuto”.  

Il progetto di riforma? Un maquillage

La bozza di riforma sanitaria non dà la percezione di una volontà di cambiamento concreto. Per Didonè si ha  “l’impressione che regione Lombardia annuncia ai quattro venti di voler cambiare tutto per non cambiare niente, ingannando per l’ennesima volta medici, infermieri, operatori in prima linea ma soprattutto i cittadini lombardi”. 

Non convince il fatto che manchi una struttura centrale regionale di indirizzo e coordinamento delle attività sanitarie a livello di Direzione Generale Welfare regionale, soprattutto dopo le recenti esperienze in pandemia.

Non sono definiti territori, collocazione e governance di Ast e di Asst; non sono definiti i numeri di Ao, Irccs e Istituti universitari, e non c’è nulla a tutela della loro autonomia e alta specializzazione; mancano i compiti di produzione Lea che saranno affidati alle Asst e Ao. Poco chiari anche il ruolo e coordinamento degli Ircss e della ricerca; l’integrazione della sanità privata nei rapporti sempre più intricati e concorrenziali tra pubblico e privato. 

Per Didonè, la questione del rapporto pubblico privato va riesaminata non dal punto di vista ideologico ma di sistema. La grande sfida, infatti, sarà sugli investimenti che andranno al pubblico, sul cui rafforzamento la Moratti non si esprime. Dalla bozza si può facilmente prevedere che la crescita del privato, nel nome di una mal formulata libertà di scelta, prosegua anche con la riforma che la vice presidente sta promulgando in perfetta continuità con il passato.

La riforma, conclude Didoné “sembra una bella operazione di chirurgia estetica, ma sotto silicone e botulino rimarrà qualcosa? La sfida del Pnrr ci obbligava forse a qualche aspettativa maggiore”.

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