Sanità, Eurispes: medici di famiglia e organici pronto soccorso ridotti all’osso

Sanità italiana in crisi soprattutto in queste settimane con il picco del caldo che porta un incremento dei ricoveri in coincidenza, però, con le ferie estive del personale.

L’allarme arriva dal Rapporto Eurispes-Enpam “Il Termometro della Salute”.

In particolare le difficoltà si avvertono nei pronto soccorso, già penalizzati per la mancanza di medici.

La sofferenza è particolarmente sentita al Centro Sud: in Molise, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio gli ospedali registrano il 30% di dotazione organica in meno rispetto a 10 anni fa, secondo le stime dei sindacati del settore.

La situazione è così difficile in Molise che il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta ha, addirittura, ipotizzato l’invio di medici militari per far fronte alla carenza del personale.

Il Rapporto evidenzia il tema del precariato e della insufficienza organici, del forte invecchiamento del personale sanitario che in alcune aree, ed in particolare nella medicina generale (medico di base e pediatra di libera scelta), rischia, a breve, di generare vuoti incolmabili.

Secondo la Federazione Italiana dei Medici di famiglia circa 21.700 medici di base andranno in pensione entro il 2023, mentre i giovani medici in ingresso si prevedono non superiore alle 6mila unità. Questo significherà una carenza di 16 mila medici di base e la quasi certezza che, entro il prossimo decennio, almeno un terzo dei residenti nella Penisola non potrà avvalersi del medico di famiglia. Nella medicina d’urgenza non va meglio.

Negli 844 presidi presenti sul territorio, si calcolano mediamente 2.800 accessi ogni ora che generano annualmente circa 24milioni di visite; 3 mln500mila pazienti entrano nei reparti proprio attraverso i pronto soccorso.

L’impatto di questi ricoveri da emergenza aggrava la cronica carenza di posti letto in alcune regioni.

In merito, invece, ai dati sulle migrazioni dei professionisti, si registrano 10.104 medici “espatriati” nel periodo 2005-2015.

La principale meta è la Gran Bretagna (33%), che da oltre un decennio si conferma al primo posto tra le preferenze dei neo-dottori che decidono di esercitare all’estero.

Se si confermerà questo trend il saldo risulterà fortemente passivo, e i fenomeni di carenze professionali già diffusi, ma non ancora esplosi nella loro drammaticità, si manifesteranno appieno, allargando oltre misura la forbice tra pensionamenti e nuovi ingressi. Cecilia Augella da Conquiste del Lavoro