Italia fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’assistenza sanitaria a lungo termine e quella domiciliare.

L’Italia, il Paese più vecchio d’Europa, sta vivendo le conseguenze della pressione demografica: aumento del carico di cronicità, disabilità e non autosufficienza.

Il sistema, però, ‘resta al palo’ nell’organizzazione di una rete capillare e sostenibile di servizi sul territorio, a partire dalle cure domiciliari: siamo il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda la l’assistenza a lungo termine (Long-Term Care), alla quale destiniamo poco più del 10% della spesa sanitaria – a fronte di percentuali che superano il 25% nei Paesi del Nord Europa –, pari a circa 15 miliardi di euro. Di questi, solo 2,3 miliardi (l’1,3% della spesa sanitaria totale) sono destinati all’erogazione di cure domiciliari, con un contributo a carico delle famiglie di circa 76 milioni di euro.

I dati emergono dalla seconda Indagine sull’Assistenza Domiciliare in Italia (Adi): chi la fa, come si fa e buone pratiche, realizzata da Italia Longeva e presentata al Ministero della Salute nel corso della terza edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine, la due giorni di approfondimento e confronto sulle soluzioni sociosanitarie a supporto della Long-Term Care.

Il trend dell’offerta di cure domiciliari agli anziani si conferma in crescita (+0,2% rispetto al 2016), ma resta ancora un privilegio per pochi: ne gode solo 3,2% degli over65 residenti in Italia, con una forte variabilità a seconda delle aree del Paese.

All’ampia variabilità in termini di assistiti ed attività erogate, corrispondono anche costi differenti per la singola presa incarico che variano dai 543 euro della Ats Montagna agli oltre 1000 euro della ASP Potenza, e non sempre ad un maggior carico assistenziale corrisponde una spesa più elevata.


Scarica il documento

Leggi l’articolo completo