7 giugno 2018, Consiglio Generale Fnp Lombardia: la Relazione di Emilione Didonè

Le conseguenze delle mutazioni demografiche in corso – cui andranno aggiunte quelle derivanti dai processi sempre più accelerati dell’automazione del lavoro – presentano già, problemi e asimmetrie cui si dovrebbe da subito iniziare a porre rimedio.

I ricercatori hanno constatato il mutamento di alcuni parametri della società italiana: calo delle nascite continuosaldo negativo della popolazione e aumento dell’età in cui si procrea – mentre la maggioranza della popolazione tra i 55 ed i 64 anni non lavora.

Ma soprattutto i ricercatori segnalano due macro incongruenze:

– l’attuale mondo del lavoro è “sfasato” rispetto alle norme previdenziali in vigore: molti lavoratori andranno in pensione a 70 anni, con il forte rischio però di essere estromessi dal lavoro molto prima …. e questo non ha molto senso;

– il welfare italiano si basa su una struttura della popolazione che non corrisponde più a quella attuale, in cui il rapporto numerico giovani/anziani si è rovesciato – inoltre un 65enne nel 2015 poteva aspettarsi 19 anni di vita, se maschio, o 22 se femmina oggi le previsioni dicono che la metà di chi nasce oggi supererà i 100 anni….

Per evitare che questa piramide rovesciata scaturisca in conflitti intergenerazionali, è importante intervenire con nuove normative adeguate per tempo, da subito perché si è aspettato anche troppo.

Si dovrà tenere conto anche delle conseguenze sul lavoro, e sui lavoratori, dei mutamenti vorticosi che le nuove tecnologie stanno portando sempre più velocemente – per tutti un esempio: lo scorso mese tutti i media hanno riportato la notizia che la Levi’s, che produce 120 milioni di paia di jeans ogni anno, ha robotizzato tutte le linee, arrivando a confezionare un paio di jeans in 8 secondi, senza operai, avvalendosi di qualche tecnico informatico.


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