18 marzo, Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid

Da inizio pandemia marzo 2020 alla fine di gennaio 2022, l’eccesso di mortalità totale, rispetto alla media 2015 – 2019, è stato di 178 mila decessi in più

Oggi, 18 marzo, è la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid. È il secondo anno per questa ricorrenza istituita nel 2021, per ricordare l’evento più tragico che abbiamo subito, sul fronte dell’emergenza sanitaria, in Italia e nel mondo a partire dal 2020.
Gli ultimi dati evidenziano che, dalla prima ondata di marzo 2020 alla fine di gennaio 2022, l’eccesso di mortalità totale, rispetto alla media 2015 – 2019, è stato di 178 mila decessi in più. Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015 – 2019 (+15,6%).
Nel 2021 il totale dei decessi è in calo rispetto all’anno precedente, anche se rimane su livelli molto alti: 709.035 decessi, 37 mila in meno rispetto al 2020 (- 5,0%), ma 63 mila in più rispetto alla media 2015 – 2019 (+9,8%).

Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid: non dimenticare

Il tributo più alto alla pandemia è stato pagato dagli anziani: i grandi anziani, soprattutto, ma anche coloro che si trovavano nella fascia di età dai 65 anni. Il vaccino sembra aver contenuto le conseguenze più gravi della malattia anche quando, come nell’ultimo anno, si sono diffuse varianti più contagiose. In queste ultime settimane i contagi sono tornati a crescere e l’invito, da parte di Fnp Cisl, è di non abbassare la guardia.

Non dimenticare, come scrive Emilio Didonè, dalla segreteria nazionale del sindacato dei pensionati Cisl,

“Non possiamo dimenticare medici, infermieri, soccorritori e operatori sanitari, che hanno cercato e cercano di curare le persone, e di salvare vite umane anche a costo di sacrificare se stessi e i familiari. Non possiamo dimenticare l’autotrasportatore, il militare, la forza dell’ordine, il pompiere, l’autista dei mezzi pubblici, il netturbino, l’addetto alle pulizie, la colf, la badante. Persone che non hanno lavorato in smart working, oggi tanto di moda, ma si sono scoperte indispensabili”.
(….)
“cerchiamo di dedicare almeno un minuto di ricordo alle tante vittime, a quei terribili momenti che abbiamo vissuto durante la pandemia, e che questo ricordare aiuti a fare buone scelte per la tutela della salute pubblica e per la salvaguardia del lavoro dei cittadini”.