A 73 anni dagli avvenimenti, le – foibe – e gli – infoibati – restano ancora una – strage negata – esclusa dalla coscienza collettiva della nazione, una strage che emerge di quando in quando per essere oggetto assai più di polemiche e di contrapposte strumentalizzazioni che di ricerca scientifica e di memoria comune.
A poco è valso l’istituzione del “Giorno del ricordo” senza spiegare la tragedia storicizzandola; al più,” foibe è ora un termine più diffuso ma non per questo meno vago nel rinvio storico: nell’immaginario collettivo esso allude ad un fenomeno sinistro ed inquietante, di cui restano tuttavia imprecisati contorni, le cause, le dimensioni, spesso gli stessi attori.” Così scrive Gianni Oliva nella prefazione del suo libro FOIBE.
Per la circostanza non potevano mancare le parole del presidente Sergio Mattarella. “Le cicatrici dei feroci crimini nella Seconda Guerra Mondiale – che nel dopoguerra si tradussero anche in una strage di italiani, e che si accompagnarono alle sofferenze di decine di migliaia di famiglie costrette ad abbandonare case e lavoro nella zona di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate – costituiscono parte della nostra storia”.
“L’Europa della pace, della democrazia, della libertà, del rispetto delle identità culturali, è stata la grande risposta agli orrori del Novecento, dei quali le foibe sono state una drammatica espressione. La nostra identità di Paese democratico ed europeo non poteva accettare che pagine importanti delle sua storia fossero strappate, lasciando i nostri concittadini del ‘confine orientale’ in una sorta di abbandono morale. Ristabilire la verità storica e coltivare la memoria sono frutto di un’opera tenace e preziosa, che le associazioni degli esuli e le comunità giuliano-dalmate e istriane hanno contribuito a realizzare. La Giornata del Ricordo, nel rinnovare la memoria delle tragedie e delle sofferenze patite dagli italiani nella provincia di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate, è occasione per dare vita a una storia condivisa, per rafforzare la coscienza del nostro popolo, per contribuire alla costruzione di una identità europea consapevole delle tragedie del passato. L’abisso della guerra mondiale e le aberrazioni dei sistemi totalitari sono ora alle nostre spalle, anche se quei segni non possono essere cancellati e deve sempre guidarci la consapevolezza che le conquiste di civiltà vanno continuamente attualizzate”.